PERUGIA - Condividere riflessioni e proposte per costruire insieme il futuro della scuola in Umbria. E' cn questa finalita' che, oggi e domani, si svolge a Perugia la seconda conferenza regionale "Obiettivo scuola", alla quale prendono parte oltre duecento fra operatori del mondo della scuola, docenti e dirigenti scolastici, Ufficio scolastico regionale, Universita', rappresentanti degli enti locali, di agenzie formative, organizzazioni sindacali, associazioni di categoria, cooperative, societa' del campo dell'informatica. Lo riferisce un comunicato della Regione.
 

La prima parte dei lavori, alla quale e' intervenuta la presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini, e' stata  edicata alla presentazione del primo Rapporto sull'Istruzione in Umbria, realizzato per conto della Regione dall'Aur, l'Agenzia Umbria Ricerche. "L'investimento nel sistema di istruzione e della formazione ha rappresentato, da sempre, uno degli obiettivi strategici della Regione Umbria, impegnata negli ultimi anni in un lavoro di approfondimento sulle tematiche educative anche al fine di consolidare i positivi risultati raggiunti in questi anni", ha detto la vicepresidente della Regione Umbria con delega al Welfare, Carla Casciari, introducendo i lavori della mattinata.
 

"Con la prima Conferenza regionale che si tenuta nell'aprile 2011 - ha sottolineato - si e' avviato un confronto con gli enti locali, con l'Ufficio scolastico regionale, con le istituzioni scolastiche, con le agenzie formative e con tutti gli operatori del settore sulle scelte educative e sulle responsabilita' da condividere, nella consapevolezza che solo attraverso la collaborazione e la creazione di sinergie positive si e' in grado di valorizzare le scelte del passato e di sostenere con competenza le nuove sfide per affrontare le quali la Regione Umbria ha avviato la concertazione".
 

"Visto il perdurare delle difficolta' economiche – ha proseguito - non solo e' necessario, ma e' indispensabile mettere insieme tutte le risorse finanziarie e le sinergie disponibili per realizzare azioni che creino un reale valore aggiunto per tutto il sistema scolastico e formativo. Partendo dall'esame dello studio realizzato dall'Aur, la Regione Umbria attraverso la Conferenza regionale 2014 si vuole condividere con le istituzioni, gli operatori e il territorio, la responsabilita' della costruzione di un sistema scolastico innovativo e competitivo ed in linea con l'Agenda digitale italiana ed europea. A questo scopo - ha concluso - ci si potra' avvalere dei fondi comunitari quali quelli a sostegno dei programmi Erasmus Plus e Youth Garantee, ma anche delle risorse della nuova programmazione comunitaria, in particolare del Fondo Sociale Europeo".
 

 "Oggi l'Umbria presenta il piu' alto livello di diplomati rispetto alla media nazionale ed e' seconda per il numero di laureati e laureate, ma e' anche la regione in cui c'e' un'alta discrepanza fra posto di lavoro e competenze di chi lo occupa", ha rilevato il presidente di "Aur", Claudio Carnieri. "Se nel dopoguerra le famiglie umbre, nonostante la poverta', hanno investito nell'istruzione dei loro figli - ha aggiunto – nel clima di incertezza di oggi, con una crisi profonda che perdura da anni, le famiglie hanno cominciato a disinvestire. Da una stima fatta dall'Aur, se nel 2000 le famiglie umbre e non hanno speso 117 milioni di euro per far studiare i loro figli nelle scuole e Universita' dell'Umbria, questa cifra e' scesa notevolmente nel 2010, fino a 74 milioni di euro".
 

Il Primo Rapporto regionale, secondo Carnieri, accanto alla necessita' di attivita' per immettere nella scuola una piu' forte cultura di genere, offre due assi di sperimentazione: il primo nel rapporto scuola-lavoro, che dovra' tener conto della mancanza di sbocchi occupazionali nella pubblica amministrazione e della scarsita' di quelli nel terziario, con un ritorno d'attenzione al settore manifatturiero; l'altro nel "fare impresa", fornendo a scuola anche le competenze per costruire nuove reti imprenditoriali.
 

 La seconda Conferenza regionale, cui stamattina sono intervenuti l'assessore comunale di Perugia Monia Ferranti e il dirigente dell'Ufficio scolastico per l'Umbria Domenico Petruzzo, è proseguita nel pomeriggio con tre "focus group", ai quali sono iscritti in media oltre una cinquantina di partecipanti ciascuno, che vertono su "orientamento, formazione e lavoro", su "inclusione scolastica: valorizzare le differenze, contrastare le disuguaglianze" e sulla "scuola digitale".
 

I lavori dei gruppi verranno presentati domani (sempre all'Hotel Congressi Gio') nella sessione finale, in cui si approfondiranno le opportunita' della programmazione comunitaria e verranno illustrate alcune esperienze europee della scuola umbra. La Conferenza sara' conclusa dall'intervento della vicepresidente della Giunta regionale, Carla Casciari.

 

L’intervento della presidente Marini - “In Umbria, la vera emergenza non è quella dell’edilizia scolastica, ma il sostegno alle famiglie affinché non debbano rinunciare al conseguimento del più alto grado di istruzione per i propri figli”. Lo ha sottolineato la presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, intervenendo stamani all’apertura della seconda Conferenza regionale sulla scuola.

 

“Il tema del diritto allo studio, a causa della crisi economica e occupazionale – ha detto - si ripresenta con forte drammaticità. Nonostante i tagli alla spesa pubblica, abbiamo incrementato gli investimenti in materia di istruzione, ad esempio finanziando la totalità delle borse di studio erogate agli studenti universitari - l’Umbria è una delle poche Regioni a farlo -, abbiamo investito per migliorare la qualità e l’organizzazione dei nostri edifici scolastici, ma non basta. Occorre uno sforzo corale, con l’impiego di risorse pubbliche e private, per garantire il supporto alle famiglie anche su questo fronte e continuare ad assicurare quel welfare educativo su cui abbiamo costruito la modernizzazione e la crescita della nostra regione, oggi in testa per qualità e tasso di scolarizzazione della popolazione maschile e femminile”.

 

Tra gli obiettivi, la presidente Marini ha parlato di quello  “ambizioso e raggiungibile”, dopo aver già superato gli obiettivi indicati dall’Unione europea, di estendere e rendere accessibili a tutte le famiglie i servizi per la primissima infanzia, nella fascia d’età da 0 a 3 anni, che “vanno riconosciuti – ha specificato – come parte integrante del sistema educativo, di istruzione e formazione e non solo come servizi alla persona”.

 

“Il rapporto sull’istruzione – ha detto ancora – ci dimostra che l’Umbria ha saputo programmare e investire per la qualificazione e il potenziamento dell’offerta scolastica, ma ci indica anche alcune criticità e la traiettoria per il futuro. Per affrontare le nuove sfide della scuola, per continuare a operare per la sua innovazione anche tecnologica, per la riduzione delle disuguaglianze e della dispersione scolastica, abbiamo alcune opportunità. Quelle – ha rilevato – che ci offre la nuova programmazione comunitaria 2014-2020 che , per la prima volta in maniera rilevante, considera la centralità dell’istruzione, della formazione e della crescita intelligente per la popolazione scolastica e per gli adulti, con percorsi di istruzione e formazione adeguati”.

 

“Anche a livello regionale – ha aggiunto la presidente – nella programmazione che ci accingiamo a costruire, una parte essenziale delle risorse del Fondo sociale europeo e del Fondo di sviluppo regionale saranno destinati all’innovazione tecnologica e all’innalzamento della qualità degli investimenti sulla rete scolastica e le competenze dei nostri giovani”.

 

SCHEDA - Nonostante la crescita della popolazione scolastica sia superiore a quella demografica e le risorse statali si siano ridotte nel tempo, emerge che il modello sociale umbro dell'istruzione tiene e, a livello nazionale, il "welfare educativo" regionale si caratterizza, per il maggiore orientamento all'inclusione scolastica: e' quanto si e' anche appreso stamani nel corso della Conferenza regionale sulla scuola.

A presentare i dati piu' salienti del Rapporto "L'Istruzione in Umbria - Scenari, caratteri, tendenze" - e' detto in un comunicato della Regione - e' stato l'autore, il ricercatore Fiorenzo Parziale.
 

Lo studio e' ricco di dati, riferiti agli anni scolastici 2011-2012 e 2012-2013, e contiene l'analisi diacronica di alcuni fenomeni tra il periodo 2004-2005 e il 2012-2013. Il raffronto tra i due periodi registra un aumento di studenti nelle scuole umbre pari a un + 10 mila, corrispondente ad un incremento dell'8,8 per cento. Dall'analisi dei due periodi inoltre, emerge che i docenti impiegati nel 2004 nelle scuole umbre erano 11 mila 819, che nel 2012 diventano 10 mila 843, con una contrazione del -8,3 per cento, mentre il personale Ata era di 4 mila 209 unita' nel 2004, e di 3 mila 426(-17,7) nel 2012.
 

Tra gli aspetti positivi evidenziati dallo studio, in primo luogo risalta il dato secondo il quale l'Umbria, in molti aspetti, appare investita in misura minore dalla razionalizzazione del sistema scolastico processo che, a partire dal 2008, si e' inasprito su tutto il territorio nazionale, tanto da portare l'Italia a registrare un primato negativo per i tagli all'istruzione negli ultimi anni. Per la nostra regione le cose sono andate meglio: i "policy makers" umbri infatti, si sono mostrati orientati a trovare una mediazione tra efficienza ed efficacia, mantenendo la rete scolastica estesa, data la particolare morfologia regionale. Inoltre, in Umbria sono stati fatti notevoli investimenti in istruzione, determinando cosi' un ruolo centrale della scuola nelle dinamiche di sviluppo della regione. E proprio per l'istruzione nel 2010 la spesa per ogni studente e' stata di 6 mila 891 euro, un dato che colloca l'Umbria al quinto posto tra le regioni italiane. Tutto cio' ha un risvolto positivo e si traduce nel fatto che l'Umbria si distingue per tasso di scolarizzazione della popolazione con una percentuale di diplomati ogni 100 giovani di 19 anni, nel 2004 pari all'84,7 per cento contro l'81,1 per cento in Italia, che scende al 74,7 per cento tra il 2010-2011, in ogni caso superiore al dato nazionale del 73,8 per cento. Particolari sono stati anche gli sforzi delle amministrazioni locali nell'incremento dei servizi per l'infanzia che hanno portato l'Umbria a superare l'obiettivo europeo nel 2012, mentre nell'anno scolastico 2010-2011 la percentuale di presa in carico
di bambini, di eta' compresa tra 0 e 2 anni, dai servizi per l'infanzia era del 27,6, collocando l'Umbria al secondo posto tra le Regioni italiane dopo l'Emilia Romagna. Nel 2012, inoltre, l'Umbria ha raggiunto il primato per giovani di eta' compresa tra 30-34 anni in possesso di una laurea triennale, con una percentuale del 33,7 per cento. Tra i fenomeni registrati dallo studio c'e' il crescente dualismo in campo di istruzione tra donne e uomini, con le prime che prolungano gli studi e mostrano un livello di istruzione maggiore che contribuisce
all'innalzamento complessivo della scolarizzazione della popolazione umbra. A conferma di cio' arrivano i dati: il tasso di conseguimento del diploma tra le giovani umbre infatti, e' pari all'80,9 per cento e continua a superare quello nazionale che e' del 78,4 per cento. L'analisi condotta fa emergere anche delle criticita': tra queste l'aumento della quota di studenti che non completa il percorso di istruzione secondaria e di coloro che non iscrivono all'Universita', cresce anche tra gli iscritti, la percentuale di coloro che vanno fuori regione.
 In una regione come l'Umbria, inclusiva e con un tasso di scolarizzazione alto, sembra aumentino le diseguaglianze educative legate all'origine sociale ed etnica: l'Umbria infatti, si conferma la prima regione per presenza di studenti stranieri nelle scuole (13,9 per cento), ma la ricerca evidenzia che gli studenti di origine straniera si caratterizzano per il fatto che concludono prima gli studi e scelgono prevalentemente l'indirizzo professionale, una scelta in controtendenza alla liceizzazione dell'istruzione in Umbria che fa registrare un
aumento degli iscritti ai licei del +13,8 per cento. Il processo di liceizzazione della scuola superiore, con le famiglie che puntano a far proseguire gli studi ai loro figli e al raggiungimento della laurea triennale, non da' risposta pero' alle richieste del mercato del lavoro regionale maggiormente orientate verso figure professionali esecutive. Relativamente all'inserimento professionale dei laureati la percentuale di occupati tra coloro che hanno conseguito la laurea di lungo periodo dai 4-6 anni, nel 2001 era del 72,9 per cento contro il 74,1 per cento a livello nazionale, la percentuale nel 2011 e' scesa al 67,1 per cento contro il 69, 4 in Italia.

 

 

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