Narni. Novità storiche sul Gattamelata
di Elio Clero Bertoldi
NARNI - Erasmo da Narni é vissuto venti anni in meno rispetto a quanto si sapeva fino ad oggi. É uno degli elementi di novità del docu-film della Danae Production, presentato a San Damiano di Narni, cui hanno presenziato più di duecento persone che hanno riempito la sala San Domenico. Tra gli interventi quello del produttore Marcello Traversini, del sindaco della città Francesco De Rebotti, del presidente della provincia di Terni Feliciano Polli, di Enrico Cipiccia (Camera di commercio), di Roberto Stopponi (Cassa di risparmio di Terni e Narni), di Carlo Capotosti (Ente corsa all'anello), del regista Adrio Testaguzza, del professor Franco Mezzanotte, medievalista.
I nuovi studi sulla vita del Gattamelata, uno dei più importanti condottieri del Quattrocento, hanno portato ad appurare che il comandante generale della Serenissima era nato non nel 1370, ma in una data compresa tra il 1390 e il 1395, come attestato da alcuni documenti recentemente ritrovati. Dunque quanto morí nel 1443 aveva, al massimo, 53 anni. Erasmo, che in realtà si chiamata Stefano ed era figlio di un fornaio originario di Todi (come la madre Caterina Gattelli), aveva assunto questo nome in onore del patrono e protettore dei funai, tanto che anche nel suo stemma aveva fatto disegnare tre funicelle intrecciate, come attestato dal monumento che gli fece Donatello e dalla cappella di famiglia in San Domenico a Narni.
Nel docu-film é stata inserita anche una ripresa di una antica e rarissima carta geografica del '400 in cui é riportato l'itinerario di uno dei fatti d'arme che impressionarono il mondo dell'epoca: il trasferimento di alcune galee dall'Adige fino al lago di Garda, attraverso colline e montagne. La carriera militare del Gattamelata (il soprannome gli sarebbe derivato dall'elmo su cui aveva fatto saldare un gatto di metallo dorato, dunque color del miele) era iniziata sotto il Broglia, poi Braccio Fortebraccio e con il Piccinino (amico e nemico, in quanto quest'ultimo militava al soldo dei Visconti di Milano, fieri avversari della Repubblica di Venezia) e poi con condotte di Firenze, del Papa e infine, appunto, di Venezia che gli attribuì anche il bastone di Comandante Generale. I veneziani stimavano così tanto il Gattamelata, che non solo permisero alla vedova di commissionare la statua equestre del condottiero a Donatello e di sistemarla davanti al duomo di Padova, ma nominarono Erasmo membro della nobiltà e del patriziato veneziano con pieno diritto, dunque, di far parte del Gran consiglio.

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