Il fenomeno migratorio è sempre esistito, tanto da potersi dire connaturato alla vita stessa dell’uomo. Da tempo immemorabile ha determinato incontri e scontri di civiltà, mescolanze di popoli e culture, rovine di imperi e nuove forme di organizzazione politica. Ma è con la rivoluzione industriale che esso ha assunto l’aspetto economico-sociale col quale oggi lo conosciamo e lo studiamo.

 

I migranti dell’epoca della modernizzazione (secoli XVIII-XXI) seguono i flussi e le sorti del sistema produttivo, la legge della domanda/offerta di forza lavoro, gli allettamenti e le aspettative circa un futuro migliore per se medesimi e il proprio nucleo familiare. Queste dinamiche variano a seconda delle circostanze date: così ad esempio si può passare dalla richiesta di una prestazione d’opera dequalificata (è il caso classico del fordismo e della catena di montaggio) ad una ricerca di competenze specifiche, frutto di titoli di studio e di esperienza nel settore (per esempio quello dell’informazione e della comunicazione telematica). Altri fattori che intervengono sui meccanismi di spostamento sono le condizioni geo-politiche, l’andamento dei mercati, il grado di accoglienza del paese ospitante e così via.

 

L’Italia è oggi meta di flussi migratori soprattutto dall’Est europeo e dal Sud del Mediterraneo, ciò che comporta da un lato problemi non facili di integrazione, dall’altro insicurezza crescente, timore del diverso, e casi purtroppo sempre più frequenti di insofferenza e xenofobia. Non sarà inutile allora una riflessione su quanto la nostra società sia cambiata negli ultimi decenni.

 

Prima di diventare terra con forte presenza di immigrati, noi siamo stati terra con largo tasso di emigranti. E l’Umbria ha dato un contributo notevolissimo al fenomeno, quanto meno a partire dall’ultimo scorcio dell’Ottocento, in periodo crispino e giolittiano. Alle motivazioni sociali si è aggiunto, sotto il regime fascista, l’esulato politico, che proprio nelle enclave di italiani all’estero ha trovato un punto di appoggio e di sopravvivenza. Nel secondo dopoguerra le correnti migratorie sono riprese, dirigendosi verso destinazioni europee o transoceaniche.

 

“Mamma mia dammi cento lire. Gli umbri e l’emigrazione” è il titolo della conferenza a due voci che l’Associazione Porta Santa Susanna ha riservato a questo tema nell’ambito del ciclo dedicato al 900. Le relatrici, dirigenti e responsabili del Museo regionale dell’Emigrazione di Gualdo Tadino, saranno Daniela Menichini e Catia Monacelli.

 

L’appuntamento è fissato per venerdì 8 novembre, alle ore 21, presso la sede di via Tornetta 7 (adiacente al parcheggio Pellini).

Il consueto momento conviviale concluderà la serata.

L’ingresso è libero, tutti sono cordialmente invitati.

 

Condividi