TOKYO - La Corea del Nord vuole inviare 31 baby-calciatori tra i 10 e i 12 anni in Italia e Spagna con una mossa all'insegna della "diplomazia del calcio" e all'apparenza mirata a rafforzare Pyongyang nello sport piu' amato al mondo.
 

Tra le promesse potrebbe magari esserci un nuovo Pak Doo-ik, dentista-ala destra ed eroe nazionale che elimino' gli Azzurri ai mondiali in Inghilterra del 1966, ma nel frattempo, riporta l'agenzia Kyodo, il piano voluto dal leader nordcoreano Kim Jong-un, appassionato di sport e soprattutto di basket, starebbe entrando nella fase operativa.
 

Sempre che, secondo quanto appreso dall'ANSA, siano superati gli ostacoli per il rilascio dei visti agli studenti di football, sia in considerazione del particolare progetto e sia in funzione della loro minore eta'. Comunque, tra i promotori c'e' "pieno" ottimismo e addirittura la fiducia di poter raggiungere l'Italia agli inizi di novembre.

Il regime comunista avrebbe deciso di inviare 20 ragazzini alla scuola di calcio Italian soccer management di Perugia e altri 11 alla Fondazione Marcet di Barcellona, nell'ambito di un programma di allenamento e formazione quinquennale dal costo annuo, tra viaggi, alloggio, studio e spese di soggiorno di circa 16.000 euro, tutti a carico della Corea del Nord.
 

Due talent scout della Italian soccer management, che lavora anche per societa' del calcio professionistico come l'Empoli, si sono recati nella Corea del Nord dall'11 al 19 luglio scorsi per "visionare" 300 candidati, soggiornando al Pyongyang International Football School, struttura nuova di zecca con dormitori e attrezzature sportive multiple, inaugurata a maggio con l'ambizioso proposito di formare giocatori d'elite.
 

Se da un lato il "giovane generale" Kim Jong-un spera di migliorare anche l'immagine del suo Paese, del tutto isolato sul fronte internazionale, dall'altro, non escluderebbe - in base a fonti sudcoreane - di poter trarre benefici per le disastrate casse statali, piazzando qualche talento nella Liga o in Serie A.

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