di Elio Clero Bertoldi

A mezzogiorno di lunedì, il professor Massimo Duranti, ha affermato, davanti ad una infuocata assemblea convocata per fare il punto sul futuro dell'International journalism festival, trasmessa, tra l'altro in streaming, che l'Accademia di Belle Arti, la seconda più antica d'Italia (fondata nel 1573), non avrebbe avuto soldi, a partire dal prossimo 1 Novembre, per gli stipendi dei docenti e degli impiegati (una quarantina), con conseguente rischio di chiusura; nel pomeriggio - evidentemente "res melius perpensa" e lontano dalla concitazione del momento e dal calore della discussione pubblica, punteggiata anche da frequenti e vivaci scontri dialettici con Arianna Ciccone - ha emesso una nota per precisare che il rischio di chiusura non c'é.

Il professor Massimo Duranti, che aveva preso la parola presentandosi come membro del consiglio di amministrazione dell'istituzione, nel suo intervento aveva sostenuto come gli enti dovessero fornire sì contributi, ma dopo una valutazione, attenta e ponderata, di priorità delle varie situazione e realtà, in serata ha chiarito: "Ho detto, per dire in che situazione si trovano gli enti, che noi rischiamo spesso di non pagare gli stipendi. Preoccupazioni di chiusura esistono, ma non certo a novembre, anzi spero mai".

L'intenzione di Duranti, evidentemente, era quella di prospettare una diversa distribuzione delle risorse pubbliche e, nel parlare, aveva spinto un po' troppo sull'acceleratore, anche per cercare di far vincere la propria tesi, davanti ai rumoreggiamenti dei presenti in sala, favorevoli alle argomentazioni della Ciccone. Meglio così, dunque. Si rischiara il futuro dell'Accademia e, speriamo, dopo i tumultuosi scontri dialettici degli ultimi giorni, anche quello di Ijf. Senza lasciarsi andare ad odiosi paragoni l'una e l'altra meritano l'attenzione della intera comunità non solo cittadina, ma regionale

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