Grandi mostre: "L'altro Augusto" - Seconda parte
di Marisa Ranieri Panetta
II Parte
Cinico, determinato, implacabile con i nemici, mai però tiranno, ottenne tutto senza chiedere niente, concentrò nella sua persona cariche a vita, onori, mostrando grande lungimiranza ma, soprattutto, circondandosi di persone eccellenti e avvalendosi di uno straordinario apparato per la propaganda. Nessuno come lui riuscì a curare così bene la sua immagine, lasciando pure per scritto le “Res gestae”, per tramandare ai posteri il suo operato, tra grandiosità e modestia. E così, mentre il ricco amico Clinio Mecenate, di origini etrusche, bonificava l’Esquilino e creava parchi, Marco Vipsanio Agrippa, prima generale, poi anche suo genero, costruiva nel Campo Marzio il Pantheon, le prime terme pubbliche, portici pieni di opere d’arte, e Virgilio componeva l’Eneide per glorificare le origini mitiche della famiglia al potere.
Dal canto suo, Augusto, ribadendo di voler essere solo “primus inter pares”, mantenne sempre un atteggiamento low profile, casa non di lusso, frequentazioni consuete, rispetto del Senato, anche se la sua autorevolezza e il suo potere erano indiscussi. Trionfale nella vita pubblica, fu invece sfortunato in quella privata. Sposò in terze nozze Livia Drusilla “Ulisse in gonnella” l’avrebbe definita Caligola), incinta del precedente marito, lo stesso giorno in cui divorziò da Scribonia che stava per dare alla luce la sua unica figlia Giulia. Destini incrociati e terribili che culminarono nella morte precoce dei suoi nipoti-eredi e lo privarono di tante persone care.
Nella mostra potremo vedere le immagini di questi protagonisti, a cominciare dalle grandi statue di marmo e in bronzo di Augusto, mai affiancate in precedenza, che lo ritraggono mentre arringa i soldati, si mostra ammantato come pontefice e a cavallo (dai Musei Vaticani, Palazzo Massimo a Roma, Atene). Poi gli altri: moglie, figlia, sorella, nipoti. Di particolare interesse è la testa attribuita a Giulia, ritrovata a Béziers alla fine dell’Ottocento, perché di lei si hanno poche notizie e quasi nessuna immagine: esiliata nell’isola di Pandataria, odierna Ventotene, per condotta scandalosa (ma forse coinvolta in una fronda anti-imperiale), aveva sposato prima il cugino Marcello che morì giovanissimo; in seguito Vipsanio Agrippa e, dopo la sua scomparsa, il futuro imperatore Tiberio.
Le diverse sezioni della rassegna illustreranno le rappresentazioni del principe, l’Età dell’oro, il rapporto con le divinità, la vita quotidiana, gli echi nelle province, per concludersi con l’apoteosi e la morte. E nelle varie sale saranno proiettate sulle pareti immagini e ricostruzioni virtuali di monumenti e affreschi di grandi dimensioni ancora visibili nella capitale, come la casa sul Palatino, i resti del Foro col tempio di Marte, i grandi affreschi ritrovati nelle ville di Prima Porta e della Farnesina.
All’epoca la città cambiò volto: portici ariosi, approvvigionamento idrico potenziato, creazione di fontane e giardini, un lago artificiale per battaglie navali nel bosco di Trastevere appartenuto a Cesare, restauri e costruzioni di basiliche, teatri e templi. Ma è l’Ara Pacis, arrivata sino a noi nel recinto marmoreo, il monumento dove si concentra in un’arte mirabile tutto il programma di Augusto: religioso, politico e sociale. Fu dedicata dal Senato il 30 gennaio del 9 avanti Cristo per celebrare la pacificazione dell’impero ed esaltare origini e valori di Roma. I bassorilievi esterni raffigurano il pio Enea che sacrifica ai Penati, il Lupercale, la Terra (“Saturnia Tellus”) e una processione sacra con i collegi sacerdotali e tuti i membri della famiglia imperiale. Questa sfilata, che si snoda sui lati più lunghi, è come una grande istantanea dell’epoca che ci regala informazioni su ruoli e attributi, e contribuiva, con le altre raffigurazioni, a infondere ai romani la certezza di vivere in un mondo felice e ordinato. “E’ stato davvero un grande sforzo organizzativo, che ha visto la diretta collaborazione del Louvre”, ribadisce La Rocca. “Tutte le opere celebrano, si, Augusto, ma si possono definire un omaggio alla bellezza e alla grandezza dell’arte romana raggiunta in quell’epoca”.
Fonte: L’Espresso del 10 ottobre 2013

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