"La politica ha sequestrato la Costituzione". Migliaia a difesa della democrazia
ROMA - No al sequestro della Costituzione, che va difesa, mantenuta e soprattutto "applicata". È questo lo spirito che anima la manifestazione intitolata 'La via maestra' promossa da personalità impegnate in diversi ambiti della società civile e partita oggi da piazza della Repubblica a Roma. Arriverà un'ora più tardi in piazza del Popolo, dove sul palco prenderanno la parola Maurizio Landini, leader della Fiom, Stefano Rodotà e Gustavo Zagrebelsky. Un universo variegato - giovani, anziani e famiglie con bambini giunti nella Capitale da tutta Italia e uniti sotto lo stesso slogan - che si è messo in cammino a suon di cartelli e bandiere colorate. A decine di migliaia in marcia. Un serpentone in cui spiccano le bandiere della Fiom e quelle di Rifondazione passando per i Comitati Acqua bene comune, Rivoluzione civile, Sel, Movimento 5 Stelle e Anpi provinciali, col sottofondo musicale di Rino Gaetano ('Il cielo è sempre piu blu').
"Penso che in un Paese diverso dall'Italia Silvio Berlusconi sarebbe in galera. La nostra Costituzione è l'unica cosa che ci rende orgogliosi di essere italiani. Ecco perché siamo qui oggi". Milena arriva da Brescia, parla mentre il corteo si dirige in piazza del Popolo. E quelli che le stanno accanto annuiscono convinti. Dalla Fiom di Brescia è arrivato a Roma anche Seck Tidiane, che dice di essere qui oggi "per uno stato di diritto, perché l'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro".
Da Mantova, invece, c'è Valentina Roversi, 21 anni, studentessa all'università di Modena, che dice: "Io sono qui perché studio legge e mi hanno insegnato che la Costituzione è perfetta. Lo è davvero, è quella che ci dà la possibilità di esprimere le nostre opinioni. Ce la invidiano in tutto il mondo". In sottofondo, il corteo intona 'Bella Ciao'. "Oggi è necessario il ricorso alla piena attivazione della Costituzione per tornare al concetto base che è l'uguaglianza di tutti i cittadini", aggiunge Guido Mora, segretario provinciale della Cgil di Reggio Emilia (la terra di Landini), mentre ci si avvicina sempre di più a piazza del Popolo. "Eventuali modifiche possono riguardare gli articoli 56, 57 e 59 - prosegue Mora - per dimezzare finalmente il numero dei parlamentari e abolire i senatori a vita". Un concetto, questo, ribadito prima ancora di mettersi in marcia verso la piazza da Ignazio Messina dell'Idv.
"C'è in filigrana il blocco sociale di un'altra Italia", dice il numero uno di Sel Nichi Vendola, che sfila accanto a Rodotà e Maurizio Landini. Il segretario nazionale della Fiom, prima di salire sul palco, dice: "I partiti oggi sono fin troppi, quel che manca è la politica, e assieme alla politica anche la rappresentanza. Per anni a noi della Fiom ci hanno detto che eravamo isolati, ma oggi non mi pare che sia più così, soli contro tutti". Ma a chi gli chiede "da domani cosa succede sulla difesa della Costituzione", Landini risponde: "Personalmente non escluderei nulla, neanche un referendum". Quando, più avanti, parla alla piazza, lo fa con un impeto da leader (che qualcuno definisce già 'politico'). Gli applausi si sprecano e lui rincara: "Siamo qui non come conservatori. Se c'è qualcuno che vuole cambiare il Paese quelli siamo noi. Bisogna riflettere sul problema della finanziarizzazione dell'economia. L'articolo 18 è stato cancellato, ma avete visto frotte di multinazionali alle frontiere? Il Parlamento deve decidere se difendere il lavoro o la finanza".
"Io non so se i nostri governanti abbiano idea di cosa sia questa piazza... Quanti sono i governanti presenti oggi qui, in piazza del Popolo?". La domanda arriva da Gustavo Zagrebelsky che dal palco incassa subito gli applausi della gente. Migliaia di persone - la piazza è stracolma - che rispondono alla 'provocazione' gridando: "Meglio... Meglio così". Zagrebelsky però invita alla calma e dice: "Noi qui oggi siamo una piazza di moderati, siamo stati esclusi da tanti, però noi non escludiamo nessuno". E respinge le accuse di 'conservatorismò sulla Costituzione. Il professore ha poi continuato: "Abbiamo paura che la macchina delle riforme, una volta messa in moto, non si fermi più. Abbiamo paura dei danni che ci potrebbero essere". Si è poi rivolto ai 'saggi' nominati da Napolitano: "Ai miei colleghi costituzionalisti dico che la cultura non si presta a fiancheggiare i progetti del potere. La cultura è libera, vi prometto che noi non finiremo qui, che non ci faremo spiaggiare".
Ma le accuse di 'conservatorismo' non piacciono neanche a Nichi Vendola, che nel dietro le quinte dice: "Conservare le cose buone non significa essere conservatori". E comunque, "questo parlamento" che è stato eletto secondo "principi contrari alla Carta costituzionale, non può mettere mano alla Carta stessa". Al contempo, però, Vendola si dice "lontano dalla cultura di Grillo e Casaleggio". Piuttosto, vorrebbe "chiedere un impeachment per chi usa uno stile tanto violento e volgare". Bandiere del Movimento 5 Stelle sventolavano durante il corteo diretto a piazza del Popolo.
Laura Puppato, Vincenzo Vita e, subito dopo di loro, arriva anche Pippo Civati. Il Pd a piazza del Popolo è presente così (e in molti hanno continuato a guardarsi attorno alla ricerca di Gianni Cuperlo, che aveva lasciato intendere che ci sarebbe stato) . Per Civati, però, non si tratta affatto di un essere presente "in ordine sparso". Per il candidato alla leadership del partito, infatti, conta "il sentimento per una battaglia che va combattuta". Perché "va bene rivalutare Alfano come padre della patria - è la stoccata indirizzata col sorriso - ma si può anche parlare con don Ciotti e Rodotà...". Non a caso, di spazio politico a sinistra del Pd "ce n'è tanto, a sinistra stiamo lasciando delle praterie, lo abbiamo fatto con il M5S e non dobbiamo ripeterci. Ci vuole una politica più rappresentativa. Non bisogna perdere il contatto con quelli che votano Pd e sono in questa piazza. Però sia chiaro - insiste Civati - non voglio mischiare questa piazza con il congresso". Di sicuro c'è che l'obiettivo dichiarato di Civati è "ricostruire il centrosinistra, da Prodi a Rodotà".
Nel susseguirsi degli interventi, a rivolgersi alla folla in piazza del Popolo è anche don Luigi Ciotti, che parla con passione: "La Costituzione è stata tradita. Cosa ce ne facciamo di quegli F-35 se non ci sono i soldi per le persone e per i servizi? Una domanda me la pongo - ha aggiunto - ed è: ci sarà una priorità in questo paese quando non ci sono le risorse per le persone bisognose? E' una vergogna. Noi non siamo qui per sondare nuovi partiti ma per difendere la Costituzione. Siamo tutti chiamati a collaborare e non a contrapporti con gli altri movimenti che difendono i nostri valori".
Particolarmente atteso l'intervento di Stefano Rodotà, che lancia un progetto: "Possiamo mettere insieme una coalizione dei vincenti che abbia al centro la Costituzione. Non ero convinto - ha aggiunto il giurista - che avremmo riempito la piazza in questo modo, ci hanno accusato di essere un partitino, abbiamo avuto qualche imbarazzante diserzione. Alcuni non sono venuti qui abbandonando la battaglia comune di anni per calcoli molto modesti. Non si perde l'identità qui, la si rafforza". E ancora, rivolgendosi al premier Enrico Letta: "La Costituzione è stata sequestrata e sono state distorte le regole fondative. Io vorrei che il presidente del Consiglio usasse una parola di verità, le sue parole sono tra la denigrazione e il terrorismo ideologico". Sulla riduzione del numero dei parlamentari e la modifica del bipolarismo perfetto, il giurista ha aggiunto che "c'è ampio consenso sociale. Si sarebbe potuto avviare un processo di revisione limitata della Carta". Invece, ha sottolineato, si sta tentando, "in assenza di consenso, una scorciatoia pericolosa. Stare attorno alla Costituzione oggi vuol dire evitare un rischio per la democrazia".

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