Intitolata a Gaio Vibio Treboniano Gallo una sala all’interno del CERP
PERUGIA - Perugia e il suo Imperatore. Con una breve cerimonia, Perugia ha voluto intitolare una sala del CERP della Rocca Paolina al suo unico imperatore, quel Gaio Vibio Treboniano Gallo che, dal 251 al 252 d.C. resse le sorti dell’immenso impero romano in disfacimento e che trovò la morte con il figlio Volusiano per mano di alcuni traditori, dopo avere combattuto ai confini dell’impero contro i barbari. Un imperatore dimenticato che in un dibattito ampio ed intenso è stato poi ricordato, tra biografismo e storia, dall’assessore provinciale Domenico De Marinis, in rappresentanza del Presidente Marco Vinicio Guasticchi, dall’assessore regionale Stefano Vinti, che dell’iniziativa complessiva è stato, insieme a due suoi amici, l’ispiratore, da Giorgio Bonamente, Preside della Facoltà di lettere e Filosofia dell’Ateneo perugino, da Franco Cotana, Direttore del CIRIAF - Centro Inteuniveristario di Ricerca sull’Inquinamento e sull’ambiente M.Felli - da Mario Pagano, Soprintendente per i Beni Archeologici dell’Umbria. “Un’iniziativa - ha detto De Marinis- che il nostro presidente Guasticchi ha subito appoggiato con entusiasmo, in nome anche della sua passione per la storia della nostra città”.
“Iniziativa - ha proseguito l’assessore - che va a significare anche la vicinanza che da sempre, come ente, esprimiamo per la cultura del nostro territorio, che, non dimentichiamolo, affonda le proprie radici anche nell’humus della cultura dell’antica Roma”. Vinti, dopo avere ricordato i ritardi delle istituzioni, in primis l’università, che non hanno aiutato la città a riscoprire se stessa, si è augurato che partendo invece proprio dalla riscoperta di colui che si può definire il più importante uomo politico di sempre della nostra regione, si vada a costruire un vero e proprio sistema fatto di percorsi storici che valorizzi il nostro patrimonio culturale con potenziali ritorni anche di tipo economico. Bonamente dopo avere, anch’egli, messo l’accento sui ritardi istituzionali nella valorizzazione del nostro patrimonio, ha detto come Traboniano Gallo non sia l’unico uomo politico umbro dell’epoca da riscoprire, perché la nostra regione molte altri politici di rango offrì a Roma. Cotana, nel ricostruire la storia dell’imperatore, anche con il supporto di immagini che testimoniano la presenza importante, nel nostro territorio, della famiglia di Triboniano, i Vibi, ha espresso il desiderio che le numerose statue che rappresentano l’imperatore a partire da quella esposta al Museo Metropolitan di New York possano essere un giorno la base per una eventuale mostra da allestire magari a Perugia. Pagano ha seguito le tracce umbre di Triboniano anche e soprattutto riferendosi al mausoleo che figurava al fianco della Basilica di san Pietro del XX Giugno e la cui riscoperta potrebbe persino portare rinvenire le tombe di Gallo e del figlio.
Treboniano Gallo: l’imperatore perugino ucciso a Terni e vendicato a Spoleto
Tra il 235 e il 285 d.C. l'impero romano fu attraversato da eventi drammatici: anarchia istituzionale e feroci lotte interne, invasioni profonde da oriente e da occidente, depressione economica. Il culmine di questa crisi si registrò tra il 250 e il 270 d. C. . L’impero minacciò di sgretolarsi, rispondendo all’affermarsi di alcuni stati particolaristici solo nella dimensione regionale, con un sostanziale ritorno all'economia naturale (K. Christ). A queste catastrofi militari, economiche, sanitarie e culturali, si rispose con gli “imperatori soldati”, che rappresentano un modello di sovrano completamente nuovo. È l'epoca generalmente considerata di massima crisi (Geraci, Marcone). Gli imperatori provenivano dall'Illiria, dalla Pannonia e da altre regioni di confine ed erano tali in quanto potevano contare sull’appoggio delle legioni originarie da quelle stesse regioni. Dei ventisei imperatori di quest'epoca, solamente uno morì di morte naturale, l'imperatore “senatorio” Tacito. Il mutamento nelle forme di insediamento e nell'aspetto delle città mostra in modo particolarmente chiaro quanto la vita e l'esistenza dei singoli fossero segnate dall'insicurezza e dalla paura. La situazione militare vedeva l'impero in costante difensiva, dal corso inferiore del Reno fino al vicino oriente.
Gaio Vibio Treboniano Gallo fu imperatore proprio in questa fase drammatica dell’impero, dal 251 al 253 d.C.. Nato a Perugia nel 206 da una famiglia di rango senatoriale, i Vibii di origine etrusca. Sposò Alfina Gemina Bebiana da cui ebbe due figli: Gaio Vibio Volusiano e Vibia Galla. Treboniano Gallo ebbe un cursus honorum con molti incarichi politici e militari. Console nel 245, governatore della Mesia nel 250, a testimonianza della fiducia che riponeva in lui l'imperatore Decio Traiano.
Nel 251 il Danubio fu attraversato da 70 mila Goti comandati dall'abile sovrano Khiva, mentre i Carpi invadevano le provincia di Tracia. I numerosi e bellicosi Goti, si dividevano in due gruppi: i Greutungi, più tardi chiamati Ostrogoti, che risiedevano tra il Don e il Dnieper; i Tarvingi, poi Visigoti, più ad occidente , fino ai Carpazi. Guidati da Khiva, i Goti avevano invaso la Mesia Inferiore. Ma l'eroica difesa delle legioni romane guidate dal governatore Treboniano Gallo, fu insuperabile. Il sopraggiungere di Erennio Etrusco, figlio dell'imperatore Traiano Decio, con le legioni illiriche, spinse i Goti a gettarsi per la via di Nicolpoli e ai passi della catena dell'Emo, in Tracia. Arrivarono fino a Filippoli. Traiano Decio congiunse le sue forze a quelle intatte di Treboniano Gallo a Oescus. Ma nonostante le numerose vittorie riportate dai romani, la battaglia decisiva che si ebbe quando Khiva giunse ad Abrittus (attuale Rargrad, Bulgaria), nella Scizia minore, nel luglio del 251, vide la fine di Decio che perì assieme al figlio Erennio Etrusco. Era la prima volta che un imperatore di Roma cadeva in battaglia contro un nemico straniero. Nell'esercito si sparse la voce che colpevole della morte di Decio fosse Treboniano Gallo, il quale si sarebbe preventivamente accordato con i Goti e avrebbe attirato l'imperatore verso una palude indicandogli una falsa via. “Quale sia la verità noi non sappiamo; comunque, in quel frangente, fra i comandanti romani Gallo era quello più meritevole e più vicino all'imperatore. Nessuna meraviglia quindi se l'esercito lo nominò subito imperatore” (S. I: Kovaliov).
Treboniano fu costretto a trattare la pace con Khiva da una posizione di grave debolezza. Ai Goti fu concesso di tornare in patria non solo con tutto il bottino acquisito nella campagna d'invasione ma persino con i prigionieri catturati a Filippoli. Furono loro concessi sussidi annuali con la speranza di evitare ulteriori invasioni. Ma la promessa di un pagamento annuale fatta ad un nemico vittorioso apparve un tributo disonorevole: la mentalità dei romani non era ancora abituata ad accettare imposizioni da una tribù di barbari e il principe, che con una concessione inevitabile aveva salvato probabilmente il suo paese, divenne oggetto di grande disprezzo e antipatia (E. Gibbon).
Concluso il trattato di pace con i Goti, Treboniano tornò a Roma per legittimarsi presso il Senato. Ebbe cura di trattare con il rispetto dovuto la memoria di Traiano Decio e cercò di assicurare la continuità facendo sposare una figlia dello stesso Decio a suo figlio Volusiano (G. Clemente). Ostiniano, il figlio minore di Decio, venne elevato al rango di Augusto e di imperatore associato di Treboniano Gallo. La vedova dell'imperatore, infine, Etruscilla, fu trattata con riguardo, per questo Gallo non onorò la propria consorte, Bebiana, del titolo di Augusta. Tuttavia concesse il rango di Cesare ed il titolo di principe della Gioventù al proprio figlio Volusiano, a cui si aggiunse quello di Augusto quando Ostiniano morì di peste.
I due anni di governo di Treboniano Gallo e di suo figlio Caio Vibio Afinio Volusiano, furono segnati da una catena di calamità (A. Ziopkowski). Una terribile e lunga pestilenza a cui si aggiunsero attacchi concentrici alle frontiere orientali ed occidentali dell'impero. Sul fronte gallico e su quello germanico premevano le popolazioni degli Alamanni e dei Franchi. I Persiani invasero e conquistarono l'Armenia (Geraci, Marcone), dilagarono in Mesopotamia e in Siria, quindi espugnarono Antiochia. I Goti e altre popolazioni attaccavano a nord la frontiera del basso Danubio, irruppero nelle province europee, arrivando in Asia Minore fino a Efeso e Pessino.
In politica interna Treboniano Gallo fu fautore della ripresa delle persecuzioni contro i cristiani, giungendo ad imprigionare il papa Cornelio e a farlo morire in carcere. Nel frattempo tentò una controffensiva nei confronti dei Goti a nord del Danubio, inviando il governatore della Mesia Inferiore, Marco Emilio Emiliano, che ebbe un indubbio successo. Le legioni lo proclamarono allora Imperatore, 253 d.C., e immediatamente questi si portò a Roma per detronizzare il legittimo imperatore Treboniano Gallo.
Treboniano e Volusiano, colti di sorpresa, lo fecero dichiarare dal senato nemico della patria e richiamarono il generale Publio Licinio Valeriano che aveva il comando dell'alto Reno. In attesa del suo arrivo, tuttavia, i due imperatori riuscirono a mettere insieme un esercito ma molto più piccolo di quello invasore e quelle truppe improbabili e spaventate, tradirono, uccidendoli dopo una battaglia combattuta ad Interamna (Terni) e giurando poi fedeltà ad Emiliano. Era l'agosto del 253 d.C., Treboniano aveva 47 anni. Nel frattempo Valeriano, richiamato da Treboniano Gallo, quando apprese dell'uccisione dell'imperatore non cessò la sua avanzata in Italia, e a Spoletium (Spoleto), la storia si concluse: Emiliano fu liquidato dai suoi stessi pretoriani. Il destino dell'imperatore nato a Perugia si consumò a Terni e venne vendicato a Spoleto.
Un esame più attento degli avvenimenti militari, delle loro concomitanze e del loro concatenarsi, ha recentemente portato ad una riabilitazione delle capacità militari di imperatori assai screditati come Treboniano Gallo e Galieno.
Gallo, quindi, può essere prosciolto dall'accusa di tradimento a Decio (M. Grant). Una serie di circostanze avverse gli impedirono di fatto di svolgere un'azione di governo in grado di essere ricordata in modo significativo. Fu invece uomo di indubbie qualità amministrative e militari, il suo programma fu impresso nella dicitura delle monete che fece battere: Pax Aeterna. Un programma mai realizzato.

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