Villa Montesca/Apprezzamento unanime per “E’ rigore quando arbitro fischia"
CITTA’ DI CASTELLO - Si è svolto a Città di Castello il dibattito a più voci “E’ rigore quando arbitro fischia” promosso dal Centro Studi Villa Montesca, in collaborazione con la Comunità Educante Alto Tevere, nell’ambito del progetto PS CLUB cofinanziato dalla Commissione europea e realizzato con Aliberti Editore ed enti di Romania, Bulgaria, Spagna, Grecia e Lituania.
Fabrizio Boldrini, Coordinatore del progetto e Direttore scientifico del Centro Studi Villa Montesca, ha sottolineato la valenza della prosocialità come nuova prospettiva di incontro fra sport e scuola tesa ad evitare il frequente “conflitto educativo” che si genera quando trainer ed allenatori non hanno una piena coscienza del loro ruolo
Le provocazioni sportivo/teatrali di Mario Pietarmala hanno consentito agli ospiti un apprezzato confronto sulle tematiche proposte.
Sabrina Boarelli (Dirigente tecnico USR Umbria) si è soffermata sulle diverse finalità di Scuola e Società sportive, sulla necessaria collaborazione e sul ruolo dei genitori che non devono proiettare sui ragazzi i loro desideri di successo ed accettare che lo sport come un divertimento puro.
Claudia Mazzeschi (Ordinario di Psicologia Dinamica, Università degli Studi di Perugia) ha indicato come nella storia e nella autobiografia dei ragazzi il fallimento sportivo abbia un notevole peso e come se le società sportive acquisiscono consapevolezza del loro ruolo sociale e intraprendono anche un percorso di educazione degli allenatori possono dare un grande contributo alla crescita psichica e fisica dei bambini
Fausto Polidori (Maestro dello sport) ha sottolineato come l'agonismo sia connaturato allo sport, ma che questo vada insegnato e possa far crescere i ragazzi e le ragazze e come la scuola debba comprendere che lo sport non è solo agonismo, ma anche sviluppo di competenze individuali; il fatto che alla fine tutti sappiano nuotare o prendersi cura del proprio benessere è un elemento di cittadinanza attiva.
Silvano Ramaccioni (Team manager AC Milan) ha rimarcato la differenza con il mondo dello sport professionistico, in cui i ragazzi affrontano un periodo duro per arrivare e dove non tutti riescono a superare le rigide regole che le società impongono quando decidono di investire in un ragazzo che mostra talento; questi ragazzi vivono in una dimensione non paragonabile con quella del resto dello sport, guadagnano molto ed hanno molta pressione e non sempre riescono a percepire quanta influenza i loro comportamenti hanno sulla sensibilità degli altri ragazzi.

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