Sono le opere finaliste del Premio Nazionale di Narrativa Maria Teresa Di Lascia 2013: concorso letterario  rivolto alle autrici di romanzi e raccolte di racconti giunto alla settima edizione. Con il  patrocinio della Provincia di Foggia, Presidente della Giunta Regionale pugliese, dell’Università degli Studi di Foggia, il Premio è organizzato dai Comuni di Rocchetta Sant’Antonio (Fg) e di Fiuminata (MC), i due luoghi nei quali si svolge, ad anni alterni, la cerimonia finale.

Quest’anno la cerimonia di premiazione avrà luogo il 14 settembre 2013 a Rocchetta Sant’Antonio (FG),  città che ha dato i natali  alla scrittrice Maria Teresa Lascia, Premio Strega 1995 con il romanzo Passaggio in ombra, Ed. Feltrinelli.

I premi: Duemilacinquecento euro per la prima classificata, millecinquecento per la seconda, mille per la terza.

Le opere finaliste sono state selezionate dalla giuria scientifica  composta dal prof. Alfredo Luzi - Presidente - docente di Letteratura Italiana Contemporanea presso l’Università di Macerata -  Carla Carotenuto dell’Ateneo di Macerata,  Margherita Ganeri docente di Letteratura Italiana Contemporanea presso l’Università della Calabria e dallo scrittore conterraneo Raffaele Nigro.

L’opera  vincitrice sarà determinata dallo spoglio dei voti che esprimerà la Giuria Popolare, composta da 35 lettori  di Rocchetta Sant’Antonio  e  altrettanti di Fiuminata (MC). In queste due  Comunità ha avuto origine e si è svolta la  breve ma intensa  storia umana di Maria Teresa Di Lascia : radicale convinta, attivista contro la pena di morte, fondatrice dell’associazione Nessuno Tocchi Caino, deputata parlamentare, giornalista, protagonista di  in molte azioni  in difesa dei diritti umani e  dell’ambiente. Grande scrittrice.

 

Non c’è dolcezza, di Anilda Ibrahimi.

Un figlio, due madri, la forza irriducibile delle radici.

Lila e Eleni sembrano inseparabili. Le corse al fiume dopo la scuola e i primi sospiri per lo stesso ragazzo, Andrea. Ma una vecchia zigana legge sulle loro mani la “tagliente nostalgia” della separazione. Lila infatti va a studiare nella capitale, diventa maestra e sposa Niko, il fratello di Andrea. Eleni invece resta a Urta, l’aspro villaggio in cui entrambe sono cresciute, ad aspettare la sua  sorte. E la sorte gioca con le vite delle due amiche, riunendole “come due ruscelli d’acqua che si gettano nello stesso fiume”. Lila sogna che partorirà un’altra femmina, la quarta. Perciò promette di darla  in adozione a Eleni, che nel frattempo è riuscita a sposare Andrea, abbandonato dalla prima moglie ma ancora legato  a lei da una specie di incantesimo. Quando nascerà un maschio, Arlind, Lila rinuncerà lo stesso a lui, per non venire meno alla parola data, per non sfidare il destino. Ma forse non si può cancellare del tutto la traccia del sangue. Si tratta di una storia dal respiro universale, senza tempo, che attraverso personaggi quasi archetipici, tragici in senso classico, smuove le nostre emozioni e ci interroga sui temi che ci appassionano da sempre: l’identità, i legami famigliari-quelli di sangue e quelli acquisiti- e l’esistenza di quel destino “che ci portiamo addosso insieme al nostro respiro”

Affabulatrice naturale, Anilda Ibrahimi orchestra una trama avvincente con la leggerezza e la cruda ironia che la contraddistinguono.

Sullo sfondo, l’Albania travolta dai cambiamenti sociopolitici.

“Dopo Rosso come una sposa, Anilda Ibrahimi torna a raccontarci una storia di emozioni incandescenti, in cui il riso e  il pianto s’inseguono, regalandoci la poesia di un piccolo mondo quasi miracoloso.”

Il bacio della dionea di Cinzia Tani.

I segreti delle piante carnivore. La rivoluzione, la guerra, l’amore. Tutte le passioni di una donna coraggiosa tra i due Mondi.
E’ il 1° gennaio del 1900, la neve attutisce i rumori e copre di  bianco le strade di Padova,illuminandola di una luce irreale. Ma l’incanto del paesaggio svanisce quando si scopre che il manto nevoso ha cancellato le tracce del piccolo Simone Costantini, scomparso quella stessa mattina. Gli ultimi ad averlo visto sono Giada Mantovani e il suo amico Riccardo. Giada è una tredicenne volubile e vivacissima, animata da una grande passione per le piante carnivore, che lei stessa cura in una piccola serra donatale dal padre – direttore dell’Orto Botanico cittadino. Proprio qui è avvenuto l’incontro misterioso tra Simone, Giada e Riccardo che segnerà per sempre le loro vite, costringendoli a separarsi.

Come la bellissima e crudele dionea, la protagonista di questo romanzo sembra destinata a divorare tutto ciò che incontra sul proprio cammino, per poi richiudersi su se stessa. Ma la sua impassibile freddezza è solo apparente, e la verità palpitante  dei sentimenti non è lontana, per chi sappia cercarla con la pazienza del giardiniere e il fervore del rivoluzionario.

Dalla caduta di Porfirio Dìaz nel 1910 fino alle vicende della “Room 40” durante la Prima guerra mondiale, dall’Italia al Messico agli Stati Uniti, Cinzia Tani dà vita ad un entusiasmante racconto storico, mescolando ai suoi protagonisti personaggi come Pancho Villa ed Emiliano Zapata, mettendo in scena le baracche impolverate della capitale come le ricche spedizioni degli stranieri nel Chiapas, tra bicchieri di mezcal e orchidee dai nomi sconosciuti, accompagnando la sua eroina e noi lettori in un viaggio emozionante e rivelatore: perché la soluzione dell’enigma di noi stessi è sempre più vicina di quanto pensiamo…

Le descrizioni di Monica Dall’Olio

Silenzio assoluto. Dal piano terra saliva il suono della televisione, ma nessuna voce, e nemmeno i passi della signora, o il rumore delle stoviglie dalla cucina. E non c’era odore di niente. Scesi le scale ed entrai nel salone. “Erano le sedici e trentasette”, disse il giornalista in tivù, “quando nella sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura di piazza Fontana è scoppiato l’inferno”.

 Questa storia inizia nel 1969. In televisione scorrono  le immagini di Carosello, ma anche della politica, della cronaca, della tragedia di Piazza Fontana. Sono i giorni in cui la piccola Mika impara il gesto della penna puntata sulla carta: nel tentativo di comprendere quanto ha intorno dando alle cose il nome più esatto, la bambina sente crescere l’urgenza di imparare a scrivere. Quando saprà farlo, gli amori di sua sorella, le frasi dei genitori, le storie dei vicini di casa e degli amici diventeranno pagine, scene di vita che andranno a comporre un quadro nostalgico e drammatico dell’Italia agli inizi degli anni Settanta.

Partendo dall’infanzia come fase della meraviglia e della curiosità insaziabili, Monica Dall’Olio tratteggia con delicatezza una profonda riflessione sulla scrittura, sul linguaggio, sulla necessità di descrivere il mondo.

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