Verità, storie, facezie su avvocati, giudici e giustizia": così è stato presentato, nella sala Goldoni di Palazzo Gallenga, l'ultimo libro di Umberto Palumbo, avvocato, pittore e fine umorista.
A presentare il libro, davanti ad un pubblico strabocchevole, sono stati il magnifico rettore Giovanni Paciullo, padrone di casa, il presidente della corte d'appello di Perugia Wladimiro de Nunzio e l'avvocato e critico d'arte Italo Tomassoni.

Quest'ultimo si è interrogato sul titolo che Palumbo ha dato al suo lavoro: "Forno a microonde".  Perché questa scelta - per Tomassoni segna una distonia tra titolo e contenuto - che richiama l'antropologia nella prima parte (forno) e la tecnologia nella seconda (microonde)? Ha citato, Tomassoni, "Jubox all'idrogeno" di Ginsberg e "Incubo all'aria condizionata" di Miller e ha cercato di sondare e interpretare i significati occulti di questa "etichetta". "Sofisticata e raffinata"  ha definito Tomassoni la scelta dell'immagine di copertina: il tribunale dell'Inquisizione di Goya.

Palumbo ha replicato che il suo titolo non nasconde alcun enigma e che ha inteso solo raccontare il mondo della giustizia e i suoi protagonisti (giudici e avvocati) in maniera piacevole, dal suo punto di vista. Sul titolo ha sottolineato che neanche "Quo vadis?" e neppure "Il nome della rosa" rappresentano appieno il contenuto dei rispettivi tessuti narrativi. E ha concluso che ciascuno dei fruitori può, liberamente, interpretarlo come preferisce. D'altronde non è forse stato detto che la poesia (come l'arte in genere) non è del poeta, ma di chi la legge?

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