PERUGIA - A Umbria Jazz e' l'ora dei Marsalis. Ieri sera, unica data italiana, Wynton ha condotto la Jazz at Lincoln Center Orchestra, mentre domani pomeriggio sara' la volta del fratello maggiore, Branford, con il suo quartetto. Per i puristi del jazz, la famiglia di New Orleans e' la garanzia che non si esca mai dal solco profondo della tradizione. Nel jazz pero' fa parte della tradizione anche il guardare in avanti, e Wynton Marsalis assieme all'orchestra si e' portato due new entry della vocalita' piu' importante: Gregory Porter e Cecile McLorin Salvant. In realta' Porter non e' proprio un emergente perche' il suo esordio nel jazz che conta, tre anni fa con Water, e' stato fragoroso, mentre di McLorin Salvant, che, sempre nel 2010 ha vinto il prestigioso concorso intitolato a Thelonious Monk, il grande pubblico sa ancora poco. Come si e' potuto notare anche ieri sera a Perugia, l'orchestra stabile della prestigiosa istituzione newyorkese e' lo strumento ideale per quella operazione di storicizzazione del jazz come musica classica americana di cui Wynton si e' fatto capofila.

La band e' capace di rileggere stili, periodi, compositori, solisti di un secolo di jazz con uno spirito che talvolta diventa filologico, non rinunciando ovviamente ad una interpretazione originale e moderna. Musica impeccabile sul piano formale ma anche - non mancano i critici - una operazione che impacchetta il jazz in una confezione che inevitabilmente sa di passato e gli nega il rischio dell'innovazione.

Ieri l'orchestra, con Marsalis ''democraticamente'' seduto nella fila dei trombettisti, ha suonato soprattutto blues e li ha suonati con sentimento, oltre che con la solita maestria strumentale. Il vocione di Porter in Going to Chicago, e il rilassato swing della McLorin in Why don't you do right, e poi i due cantanti insieme in That's my baby hanno dato un piacevole contributo ma e' stata soprattutto l'orchestra a rendere calda una serata umida e fredda dopo un temporale, con un filo di nostalgia per il jazz delle big band e dei grandi solisti. A proposito di solisti, qualche ''solo'' di Wynton, che alla fine si e' presentato in quartetto con la sezione ritmica, ha contribuito a ricordare che se sei un trombettista, suoni jazz e sei nato a New Orleans, anche a un secolo di distanza dalle origini del jazz qualcosa (o molto) di quella storia ti resta.
 

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