Ritrovati resti di Ascanio della Corgna grande condottiero e spadaccino del '500
di Elio Clero Bertoldi
PERUGIA - Ritrovate le ossa del marchese Ascanio della Corgna (1514-1571), patrizio perugino, figlio di una Ciocchi del Monte e sposo di Giovanna Baglioni, uno dei grandi della sua epoca: condottiero, architetto militare, umanista, spadaccino, mecenate. Il ritrovamento è opera (meritoria) del dottor Gianfranco Cialini, già autore di altre scoperte storico-culturali e già presidente e fondatore del Lyons club di Corciano, intitolato proprio al nome del marchese.
Ricco e famoso, Ascanio - nipote per parte di madre di Giulio III, il papa che restituì a Perugia le libertà cittadine, dopo la guerra del sale condotta contro i nostri avi dall'esecrato Paolo III -, divenne marchese di Castiglione del Lago-Città della Pieve con titolo poi divenuto ducale. Combattè in tutta Europa: per l'imperatore Carlo V, per il re di Francia, per il re di Spagna, per il re di Napoli, per un paio di papi, per la "sua" Perugia, durante la "guerra del Sale" (a Collestrada e nell'eroica difesa di Torgiano), infine contro i turchi. Sprezzante del pericolo e altezzoso, perse l'occhio destro da giovane in uno scontro e fu ferito da un colpo di archibugio a Montalcino. Fu lui a liberare Malta, con un pugno di uomini (tra cui 400 perugini) dai Turchi e a concepire il piano, suggerendolo a Don Juan, per la guerra contro i nemici della cristianità, conclusasi vittoriosamente. a Lepanto nel 1571. Qui Ascanio era il comandante generale delle fanterie, al vertice del comando, dunque e tra i suoi fanti combatteva uno spagnolo di 24 anni, che perse la mano sinistra in battaglia, poi poeta e scrittore immortale: Miguel de Cervantes.
Pochi mesi dopo, nel dicembre del 1571 Ascanio spirava a Roma, nel palazzo del fratello minore Fulvio, cardinale. Fu la camera apostolica a pagare i fastosi funerali che durarono per molti giorni. Il corteo funebre, da Roma a Perugia, si snodò fino a Narni (sosta nella cattedrale), Todi (sosta nella cattedrale) fino nella basilica di San Pietro. Al suo passaggio le campane di ogni paese mandavano rintocchi. Il feretro era seguito dal cavallo nero del comandante, dalle sue armi e dagli stemmi della sua casata, portati a braccio dai suoi aiutanti e luogotenenti. La salma fu tumulata in San Francesco al Prato. La caduta del tetto della chiesa e poi della cappella (a metà del Settecento), avevano fatto spostare i resti finiti nel convento attiguo. E dimenticati. Fino al benemerito ritrovamento.

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