Giacciono nella sacrestia del convento di San Francesco al Prato, a Perugia, i resti mortali di Ascanio della Corgna che, nato nel 1514 e deceduto nel 1571, fu un grande condottiero, marchese di Castiglione del Lago e del Chiusi perugino, con tenute e palazzi a Perugia, Corciano, Castiglione del Lago e Città della Pieve, comandante della fanteria cristiana nella gloriosa battaglia di Lepanto del 1571, ma anche letterato e architetto. A ritrovarli, con un’accurata e appassionata ricerca, è stato lo studioso Gianfranco Cialini, primo presidente fondatore del Lions Club di Corciano intitolato al grande personaggio umbro, che stamani ha raccontato le tappe salienti della storia dei Della Corgna e del ritrovamento dei resti nel corso di una conferenza-stampa a Palazzo Donini. “Una scoperta di grande rilievo che fa luce su uno dei tasselli mancanti delle vicende di un personaggio che ha dato lustro all’Umbria – ha sottolineato l’assessore regionale alla Cultura, Fabrizio Bracco, rivolgendo un plauso all’attività meticolosa e meritoria di Cialini, che lo ha portato a numerose scoperte storico-archivistiche –. Ascanio della Corgna fu una delle grandi personalità del Rinascimento – ha ricordato – un uomo poliedrico che si occupava di arte militare, ma anche di architettura, che amministrava i suoi possedimenti, un letterato. La ricerca di Cialini ricostruisce il pezzo mancante della storia di Ascanio e ci offre un elemento in più per valorizzare la sua figura”.

   Un “eroe”, così lo ha definito Cialini, soffermandosi in particolare sull’omaggio che venne reso al feretro nel viaggio da Roma – dove morì, il 3 dicembre 1571, a 57 anni, dopo essersi ammalato al rientro dalla battaglia di Lepanto – fino a Perugia. “Il rito dell’omaggio durò dalla sera del 9 dicembre al pomeriggio dell’11 – ha detto Cialini, riportando le cronache perugine dell’epoca - quando fu celebrato il funerale alla presenza del Della Rovere, vescovo di Cagli, a Perugia in qualità di Visitatore Apostolico. Un lungo corteo si snodò per le vie di Perugia dove, dai nobili al clero, dai dottori agli studenti dello Studium, dai rappresentanti delle arti a tutto popolo, la cittadinanza tutta volle presenziare in massa. Il feretro venne portato nella chiesa del convento di San Francesco al Prato per essere tumulato nella cappella familiare di Sant’Andrea che alcuni anni prima lo stesso Ascanio e il fratello Cardinale Fulvio avevano fatto erigere dal Vignola”.

   A causa del crollo del tetto della chiesa, nel 1737, e delle successive ricostruzioni, la cappella dei Della Corgna venne però distrutta. Dopo i lavori di consolidamento e per la realizzazione di un Auditorium, ha spiegato ancora Cialini, erano scomparse tutte le tombe esistenti nella chiesa delle famiglie nobili perugine.

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