Renzi campione del futuro

di Leonardo Caponi
Ormai non ci sono dubbi: domenica scorsa Renzi e la “Leopolda” sono stati “dati” in apertura di tutti i telegiornali e hanno avuto grandi titoli sui giornali. Al povero Cuperlo, il più consistente dei suoi avversari, è andato qualche strapuntino informativo nella nota politica generale. Si punta a fargli vincere a mani basse le primarie per la segreteria del Pd. E’ lui il predestinato, il campione del futuro, il punto di incontro tra la sinistra moderata e la borghesia confindustriale, l’uomo candidato a portare finalmente a compimento la modernizzazione liberista o, se si vuole, l’americanizzazione del sistema politico ed economico italiano. Il programma di Renzi (ammesso che si possa chiamare programma una sequenza di indirizzi su temi particolari, battute spesso furbe e demagogiche e molte banalità, non un accenno alla politica estera; ma così va la politica oggi!) è illuminante. Una citazione per tutte: quella sulle pensioni. Poiché anche Renzi s’è accorto, bontà sua!, che i giovani del futuro la pensione non solo ce l’avranno ridotta, ma corrono il rischio di non averla per niente e che questa è un’ingiustizia, ti inventa, per così dire, il contributo di solidarietà sulle pensioni privilegiate di quelli, aggiunge, che ci sono andati col sistema retributivo. Tutte bene, se non fosse che nasce subito un sospetto: è del tutto evidente che anche spremendo le pensioni d’oro, le risorse ricavate non sarebbero sufficienti. Vuoi vedere che Renzi, in perfetto stile Forneno, pensa di ridurre tutte, o gran parte, delle pensioni attribuite col sistema contributivo, per pagarci le altre e realizzare così quella perversa giustizia rovesciata, livellata verso il basso, che è la pietra di paragone dei nostri giorni?
Stavolta c’ha ragione D’Alema: quella di Renzi è una politica senza contenuti. E, dove ci sono, aggiungiamo noi, sono quelli del credo liberista in stile obamiano, con la non piccola differenza che il programma di Obama per una società strutturata come quella americana è potuto apparire di sinistra e per una società come quella italiana sarebbe di destra.
Eppure tutte le previsioni lo indicano come il vincitore. E’ probabile che sarà così. La sua forza è la debolezza dei suoi avversari e, soprattutto per così dire, l’”ambiente” che gli ex comunisti del Pd hanno contribuito in maniera determinante a creare. La politica oggi si gioca in un campo e con regole diverse. Cadute, anche (forse soprattutto) per colpa della sinistra moderata, il pensiero e la cultura politica, invalsa una sfrenata personalizzazione, il predominio dell’immagine sulla realtà e il mito del personaggio, non ci si può stupire che, in questo contesto così drogato, una figura di bellimbusto come quella di Renzi possa trovare credito, risultare addirittura vincente e, per dirla con un termine alla moda, carismatica.
A favore di Renzi convergono vari elementi che, reali o artificiosi e anche contraddittori che siano, muovono gli elettori del Pd e del centro sinistra: il generale e indistinto desiderio di “novità”, che ormai ha invaso tutto e tutti, una sete di rivincita e “vittoria”(quasi che mai abbia governato in questi anni), la voglia di liberarsi definitivamente di Berlusconi, l’insofferenza e la ribellione verso i sistemi di potere della sinistra, laddove governa e dei suoi riti, del suo ecumenismo e moderatismo nella politica nazionale ed europea. Ed è così che, paradossalmente, Renzi, che è il più a destra di tutti, può presentarsi non solo “nuovo”, ma come uno “di sinistra”. Ed è ancora così che può verificarsi un secondo, apparente, paradosso: cioè che la contestazione e la rivolta contro il liberismo può manifestarsi, anzi si manifesta, attraverso la accettazione della accentuazione dei caratteri del liberismo stesso.
Gli avversari interni di Renzi saranno sconfitti perché rimangono prigionieri delle compatibilità liberiste ed europee. Su questo terreno sarà lui il vincitore.
E, alla fine, paradosso per paradosso, sorge un altro dubbio: tra una destra esplicita e una finta sinistra, non è meglio, come elemento di definitiva chiarezza, che vinca la prima?




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