Perugia. Porta Susanna: trasformazione e recupero. Le cose da fare

Nel corso degli ultimi anni il quartiere di Porta Susanna, come il resto del centro storico, ha registrato una grave emorragia di abitanti e la chiusura di attività. Ci sono stati esodi volontari, ma anche, molti, involontari. Si può calcolare che almeno 50 nuclei familiari sono stati sfrattati dalla loro residenza nel quartiere. Erano, in prevalenza, occupanti di edifici pubblici, da Palazzo Stocchi, in Piazza Morlacchi di proprietà dell’Università italiana, al Sodalizio Braccio Fortebraccio, in via degli Sciri e in via dei Priori.
Ad essi si aggiungono quelli ospitati nell’edificio, di proprietà privata, della vecchia Filanda, in via S. Francesco. Ricordo inoltre la discussione che si svolse, in Comune, circa la possibilità di costruire venti appartamenti a Palazzo Bianchi, che alla fine l’amministrazione decise invece di utilizzare per ospitare gli uffici municipali. Tra le “perdite” del quartiere sono inoltre da segnalare la chiusura della Università dei Sapori, in via Tornetta, “ripresa” dalla Provincia per essere venduta, che era frequentata da circa 300 “studenti”. Rifletto amaramente sul fatto che, se fosse passata l’idea della Provincia di sfrattare anche l’Associazione che dirigo, per venderne la sede, il quartiere sarebbe diventato una specie di museo senza vita.
Lo spopolamento del centro storico è stato causato da una politica di espansione periferica della città, per grandi volumetrie abitative e commerciali. Questa politica è stata giusta e utile per tutta una fase al fine di contenere la crescita, ma oggi è giunta a livelli che incidono negativamente su molte problematiche della vita urbana (spaccio, prostituzione, microcriminalità, degrado, congestione) e andrebbe arrestata e invertita. Sulla desertificazione del centro ha inoltre influito un blocco di interessi che ha legato i costruttori a molti proprietari di appartamenti, i quali hanno preferito sfrattare gli inquilini tradizionali, per affittare agli studenti o a fasce di occupanti più redditizie.
L’attuale Amministrazione comunale ha dato alcuni segnali di inversione di tendenza. Nel complesso della Torre degli Sciri, ad esempio, si sta lavorando, oltre che al restauro, anche alla realizzazione di miniappartamenti per le giovani coppie. Questi segnali vanno però rafforzati e, più in generale, andrebbe messa a punto una politica di ripresa del centro storico, il cui primo atto non che essere quello di una moratoria sulla costruzione di nuove volumetrie abitative e commerciali nelle periferie.
Contrastare la desertificazione e ridare nuova vita al centro costituisce, inoltre, il modo migliore e più efficacie di combattere la criminalità. Il tema sicurezza è stato al centro di attacchi e speculazioni politiche rivolte contro agli amministratori pubblici. In queste azioni e concezioni, di carattere conservatore, c’è insita l’idea che la sicurezza sia esclusivamente una questione di polizia. Certo che l’azione repressiva deve essere sempre più efficiente ed efficace. Da questo punto di vista c’è da dire che, anche grazie alla pressante richiesta del Comune, le forze di polizia sono più presenti sul territorio e nella azione di contrasto alle attività criminali.
Però c’è da aggiungere che chi, come l’autore di questo articolo, può ricordare la vita dei borghi perugini di un tempo, ricorda una vita più semplice, ma anche più solidale e con valori più alti; ricorda soprattutto l’esistenza di una comunità e di una vita sociale che restringevano gli spazi alla delinquenza.
Per il futuro è necessario puntare su amministratori pubblici che amino la loro città, sul proseguimento di una decisa azione repressiva della criminalità, sulla vigilanza e la collaborazione di tutta la cittadinanza con le forze dell’ordine, sul sostegno e la valorizzazione delle Associazioni sociali e culturali, come quella che ho l’onore di presiedere e della loro attività.
Galeno Scattini - Presidente dell’Associazione culturale di Porta Susanna

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