L'autrice Maria Luisa Martella: "Un grande artista per un grande caffè"
La collocazione del Caffè Nuovo nell’attuale sede della Banca di Mantignana e di Perugia credito cooperativo umbro, in piazza IV Novembre, a Perugia, e l’attribuzione delle decorazioni presenti nei locali all’artista Matteo Tassi. Sono i due elementi emersi da una vera e propria indagine storica condotta da Maria Luisa Martella, che ha dato origine al volume dal titolo “Una Volta a Perugia. Cronaca di un Caffè di fine Ottocento”. La presentazione del libro, sostenuto dalla Banca di Mantignana e di Perugia, si è svolta giovedì 13 dicembre, nella sala del Dottorato del Museo del Capitolo di san Lorenzo, nel capoluogo umbro. All’incontro, davanti ad una gremita platea, oltre all’autrice, sono intervenuti anche Antonio Marinelli, presidente dell’istituto di credito cooperativo umbro, Nilo Arcudi, vicesindaco di Perugia, Mimmo Coletti, giornalista e scrittore, Alessandra Migliorati, docente di Storia dell’arte contemporanea all’Università degli Studi di Perugia, e Mario Squadroni, soprintendente archivistico per l’Umbria. Alla pubblicazione, che focalizza l’attenzione sulla vicenda dell’imprenditore Francesco Melinelli, che nel 1873 decise di impiantare un elegante locale nell’acropoli perugina, va quindi il merito, a detta di tutti i presenti, di aver individuato con assoluta certezza la definitiva collocazione del Caffè Nuovo, che si credeva, invece, “fosse sito al pianterreno del palazzo Vescovile – ha spiegato l’autrice -, al posto dell’attuale ‘Chocostore’, per intenderci, nonostante gli ornati del locale non si accordavano allo stile del Tassi”. “Si tratta – ha continuato Martella – di un’avvincente avventura iniziata quando erano ancora in corso i lavori di restauro della banca. Fui colpita dalla vivacità cromatica di quelle meravigliose decorazioni e, proprio, da lì ha preso corpo questa indagine, che si è sviluppata su due fronti, nel tentativo di rintracciare, da una parte, le vicende commerciali del locale, con i passaggi di proprietà e attività, dall’altra, di individuare l’autore di quelle pitture”. Galeotta, in particolare, è stata una vecchia e sfocata immagine ottocentesca di piazza del Municipio (oggi piazza IV Novembre), raffigurante il prospetto del palazzo Conestabile della Staffa, davanti al quale si scorgeva la presenza di tavolini e uomini che conversavano. “Sopra l’ingresso – ha sottolineato Maria Luisa Martella – era visibile un’insegna la cui scritta però era illegibile, tuttavia il sospetto che si trattasse del Caffè di Melinelli accese in me la voglia di procedere a ricerche più approfondite”. Il presidente Antonio Marinelli, dopo aver ringraziato le autorità presenti e l’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, monsignor Gualtiero Bassetti, ha espresso tutta la sua gratitudine all’autrice. “Le nuove conoscenze raggiunte grazie al nuovo libro – ha detto – rappresentano un arricchimento non solo per i locali che abbiamo il privilegio di utilizzare per la nostra filiale, ma per tutta la città che ne viene ulteriormente valorizzata”. “Ringrazio la banca – ha continuato Arcudi – per il lavoro prezioso che svolge per il centro storico di Perugia. È la tendenza di chi vuole credere nel futuro e nell’occupazione di questa città, attraverso un costante ruolo di ‘mecenatismo’”. “La scoperta di Martella – ha affermato Migliorati – sposta l’ago dell’indagine anche verso l’opera di restauro, già nota agli studi, che Tassi andava compiendo in quello stesso lasso di tempo nella sala dei Notari, rivelando come in realtà, oltre agli stemmi realizzati alle pareti sui indicazioni di Adamo Rossi, il pittore ricevesse pagamenti per un’inquientante cifra di metri quadri di pittura anche per il soffitto, tale da far supporre un intervento non limitato ai soli partiti ornamentali”. “La ricerca – ha sottolineato il soprintendente – è ampiamente documentata con l’utilizzo di fonti edite, ma soprattutto inedite”. “Un bel libro da leggere e consultare – ha concluso Coletti –, con un ottimo apparato fotografico, in cui si scorge anche quell’insegna dimenticata alla base di tutta la ricerca”.
Maria Galeone




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