ORVIETO - La biodiversità è uno dei temi principali dell’agenda di Slow Food e Terra Madre.

I dati resi noti sono allarmanti, ci dicono  che se il pianeta continuerà a dilapidare le proprie risorse con questo ritmo entro la fine del secolo  il 10% di tutte le specie sarà estinto; la Fao stima che il 75% delle varietà delle culture agrarie siano già andate perdute.

Quando si parla di biodiversità non stiamo parlando solo di specie animali e vegetali, ma parliamo di ecosistemi, di un’infinità di attività umane, cucina, artigianato, tradizioni, riti etc. che rischiano di scomparire di fronte all’omologazione della coltura/cultura e delle tecniche di produzione.
Slow Food affronta da molti anni questi temi ed ha messo a punto strumenti concreti:  L’Arca del Gusto e i Presidi, attraverso i quali cerca di salvaguardare la grande ricchezza di cultura del nostro pianeta.

L’Arca del Gusto nasce nel 1996 cerca, cataloga e descrive sapori dimenticati di tutto il pianeta: prodotti a rischio di estinzione ma ancora vivi, che potrebbero essere riscoperti e tornare sul mercato.
Nel 1999 nasce la Commissione Scientifica dell'Arca Italiana, che individua le categorie dei prodotti e i criteri di selezione.
Il lavoro dell'Arca Italiana si dimostra fertile: in molti altri Paesi del mondo nascono Commissioni che iniziano a lavorare, catalogando prodotti. I primi a mettersi all'opera sono gli americani e i tedeschi, seguiti da svizzeri, olandesi e francesi.
Il 26 ottobre 2002, al Salone del Gusto, tutte queste esperienze si incontrano e nasce una Commissione Internazionale dell'Arca.

Gli attuali 201 Presìdi italiani sono il risultato di un lavoro di dieci anni che ha affermato con forza valori fondamentali: la tutela della biodiversità, dei saperi produttivi tradizionali e dei territori, che oggi si uniscono all'impegno a stimolare nei produttori l'adozione di pratiche produttive sostenibili, pulite, e a sviluppare anche un approccio etico (giusto) al mercato. Il riconoscimento del Presidio ha aiutato centinaia di piccoli produttori affinché  potessero continuare  nella propria attività.

Questo è il tema che la Condotta Slow Food di Orvieto ha voluto proporre all’attenzione, aprendo una discussione e un’occasione di approfondimento insieme a Piero Sardo, uno dei fondatori di Slow Food, oggi  Presidente della fondazione Slow Food per la biodiversità (Curatore di diversi volumi su formaggi e prodotti tipici come “Il buon paese”, “Formaggi d’Europa “Formaggi d’Italia” e “Verso i cru del Roccaverano”, la sua attività giornalistica, iniziata nei primi anni ’90 con la collaborazione alle Guide dell’Espresso e all’Unità, prosegue su numerose testate: redattore della rivista Slowfood, membro della Commissione finale di Assaggio e Valutazione della guida Vini d’Italia, collabora regolarmente con diversi quotidiani e settimanali tra cui La Stampa, Il Manifesto, Il Giorno, Specchio), alla Presidente Slow Food Umbria. Sonia Chellini che ci racconterà l’esperienza  dei presidi in Umbria  a Augusto Buldrini, Responabile del Servizio “Sviluppo sostenibile delle produzioni agricole della Regione Umbria” e ai produttori dei Presidi Umbri. Introduce Carla  Lodi, Fiduciaria Slow Food Orvieto.
La Condotta di Orvieto sta lavorando, insieme ad alcuni produttori e all’Università di Perugia, Facoltà di Agraria, per il riconoscimento del Presidio per il fagiolo secondo del Piano. Il riconoscimento del Predisio non tende  solo a salvare una produzione che sta scomparendo dalla nostra tavola ma anche a cercare di  preservare il territorio da usi devastanti, quali l’attività estrattiva sorte lungo il fiume Paglia che hanno distrutto per sempre la stratigrafia esistente, che era un ottimo terreno di coltura per questo vegetale in particolare ma anche per la produzione agricola in generale.

Anche la partecipazione della Condotta di Orvieto al progetto “Mille orti in Africa”, e ricordiamo che “Orvieto con Gusto” sostiene la Condotta in questa azione, rientra nella filosofia della salvaguardia della biodiversità, l’obiettivo è la sovranità alimentare e aiutare i contadini a riprendere le loro tradizioni agricole, aiutarli ad utilizzare le varietà locali che sono più resistenti ed hanno meno bisogno di aiuti esterni.

La Condotta di Orvieto adotterà l’orto familiare di Bitterfontein in Sudafrica, piccolo villaggio di 1100 abitanti a 390 km da Città del Capo.

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