MONTEFALCO - Ha suonato non sull’oceano mare, ma davanti ad un piccolo oceano di vigne che producono un eccellente Sagrantino il pianista Filippo Binaghi, che ieri mattina all’alba, nell’azienda di Arnaldo e Marco Caprai, ha salutato con un concerto in vigna il sorgere del sole e l’inizio del nuovo giorno. Davanti ad una trentina di spettatori che di buon grado si sono sobbarcati la “levataccia” e al suo fedelissimo “jack russel” (che lo accompagna, seduto accanto al pianoforte, in tutte le sue esibizioni), illuminato dai primi raggi di sole che tralucevano dalle colline, Binaghi ha suonato brani del repertorio classico e moderno, con incursioni fra le colonne sonore di films famosi, scritte da Ennio Morricone e dal Nino Rota de “La Dolce Vita”.

Il concerto in vigna si è svolto nel quadro degli eventi previsti dal programma di “Enologica 33”, la manifestazione vitivinicola per la promozione del Sagrantino e dei suoi territori, che si è conclusa ieri a Montefalco. Binaghi non è nuovo a queste “performances”. Ideatore di un progetto chiamato “wild piano”, il piano suonato “into the wild”, per citare il titolo di un film famoso, sia esso montagna innevata o foresta o spiaggia, comunque ambiente naturale lontano dal chiuso di sale e teatri, Binaghi va, col suo camper e il suo pianoforte da 350 chili, in giro per l’Europa a cercare – per dirla con le sue parole – “posti incontaminati in cui suonare”. L’effetto, come ieri a Montefalco, è assicurato: l’inedito sodalizio fra campagna coltivata, paesaggio e musica si è tradotto in una suggestiva armonia e nella delizia degli spettatori.

“È bello salutare così la nascita di una giornata – ha detto il pianista “open air” -, esprimere la gioia del sole e della vita che rinasce, in un mondo in cui spesso, travolti dalla routine, non ci accorgiamo magari più della magia rappresentata da un nuovo giorno”.

“Credo che sia la prima volta che si tenga un concerto in vigna – ha commentato Marco Caprai -, un concerto – ha aggiunto - che è riuscito a mostrare, con le sue suggestioni, la profonda affinità fra la natura, i ritmi del lavoro agricolo e l’arte, in questo caso la musica. Il concerto di Binaghi – sottolinea – è la prova che la vita in campagna ha e deve avere anche una valenza estetica, un contenuto di cultura e di valori che la riempiano di significato”.

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