GUALDO TADINO (PG) - Due attrici in scena. Dialogante. Ortensia, spettrale e nerovestita, e Cristina, raggiante e coloratissima: due gemelle talmente diverse da rappresentare gli opposti archetipi della femminilità. Introversione contro estroversione, profondità contro superficie, tanti problemi contro nessun problema. Ma con tutte le loro differenze, Ortensia e Cristina sono accomunate da un'esilarante capacità di raccontarsi, da una gustosissima rappresentazione-confessione della propria femminilità. E non solo. Si scoprirà che i ruoli si possono benissimo invertire: che la donna nera e la donna variopinta non sono due entità distinte, due estranee sorelle, ma le due facce della luna.

Chi è Manola? Questa è la domanda che ci si pone all’inizio, fino a poi dimenticarla, aspettando che si palesi da sola. Le donne che fanno capolino sono invece Ortensia e Cristina, due sorelle, gemelle: l’una lo specchio inverso dell’altra. Come ad un’amica, o forse una psicanalista, le due donne si raccontano. Ortensia racconta le sue fobie, le sue bugie, le sue fantasie. È la sorella che nessuno vorrebbe avere: invidiosa, capricciosa … Cristina invece è solare e spudoratamente superficiale.
È un alternarsi dei monologhi delle due sorelle, è un gioco e un caos di manie. Le due protagoniste  sono la notte e il giorno, il mostro e l’angelo dai boccoli d’oro, l’una esclusa, allergica a tutto, spirituale; l’altra egocentrica, pratica, materiale.
Manola è lì, assiste ai loro destini, raccoglie i loro sfoghi, i loro istinti censurati, omicidi, sessuali.

Tali e tante diversità si fondono nell’esilarante abilità di raccontarsi e le due identità contrapposte confluiscono in una monade rappresentativa della femminilità. Cristina e Ortensia, sorelle gemelle dai caratteri opposti e contrapposti, rappresentano le due facce della stessa medaglia, che si manifesta nel dialogo surreale con la silente psicanalista freudiana Manola.
Protagonista della narrazione è l’essere femminile che si scompone e ricompone in miriadi di riflessi, come un’immagine riprodotta su uno specchio infranto.
Tale è l’abilità narrativa dell’autrice che i monologhi di Cristina e Ortensia si snodano con sagace ironia, con avvincente espressione stilistica, fino al punto in cui il lettore scoprirà la possibile l’inversione dei ruoli, la sovrapposizione delle due identità, che ben lungi dall’essere estranee e distinte, si rivelano come volti contemporanei dell’anima femminile.

Scheda Tecnica
- N°1 faretto con gelatina gialla posto al centro del fondale;
- N°2 americane che illuminino la scena dividendola a metà, la metà sinistra di colore blu, la metà destra di colore rosso
- N°2 sedie
- la possibilità di poter mandare più pezzi musicali
Manola si presta comunque a qualunque sperimentazione spaziale.

Cecilia Pasquarelli nasce a Gualdo Tadino (PG) il 19 Giugno 1979. La sua esperienza nel campo teatrale inizia nel 2003 con delle collaborazioni e delle consulenze per La Città della Domenica di Perugia. Nel 2004 frequenta il CUT di Perugia ed in seguito viene assunta per lo spettacolo “Ceneri dagli inferi” per la regia di Roberto Ruggieri. Ha collaborato con numerose cooperative sociali per la conduzione di laboratori con ragazzi disabili. Si laurea in Infermieristica e dopo un periodo di lavoro a tempo determinato presso il reparto di ortopedia ed urologia e di medicina interna presso l’ A.S.U.R. zona territoriale n° 6 di Fabriano (Ancona) ed una collaborazione con la Comunità di Capodarco dell’umbria, riprende le sue attività di attrice con l’interpretazione di “Giovanna d’Arco” tratto dal testo di Jean Anouilh “l’Alouette”. Nel 2011 partecipa alle attività del Teatro Potlach di Fara Sabina (Rieti) ed ora ha intrapreso un percorso autonomo.
Tra i suoi insegnanti Daniela Regnoli (attrice, incontra il teatro di Jerzy Grotowsky nel 72 e nel 74 è in Danimarca al seminario dell’Odin Teatret, nel 76 fonda a Fara Sabina il teatro Potlach con Pino di Buduo); Gianclaudio Mantovani (compositore e insegnante di musica); Francis Pardeilhan (attore, dal 76 all’87 ha lavorato come attore con l’Odin Teatret sotto la guida artistica di Eugenio Barba); Jerzy Sthur (regista cinematografico, attore e insegnante all’accademia di Cracovia); Roberto Ruggieri (regista e direttore artistico del C.U.T); Nikolaj Karpov (direttore e fondatore della scuola di biomeccanica teatrale presso l’Accademia d’Arte Drammatica Russa di Mosca, GITIS. Capo del dipartimento di movimento scenico del GITIS di Mosca, è tra i fondatori del centro internazionale “La Cometa” a Roma).

Carmela De Marte nasce a Cosenza il 1 Aprile 1985. Il suo rapporto con il Teatro inizia all’età di 6 anni con la compagnia calabrese La Barraca e riprende all’età di 16 anni diventando l’attrice principale della compagnia del liceo scientifico che frenquenta. Dopo un periodo di stop si iscrive al corso di laurea in Dams Teatro dell’Università della Calabria dove si laurea nel 2010 con il massimo dei voti ed una tesi sulla Drammaturgia dell’Attore analizzando lo spettacolo “Zio Vanja” per la regia di Gabriele Vacis. Durante il periodo universitario frequenta numerosi laboratori di teatro tenuti da registi e attori di livello internazionale e ha esperienze di aiuto regista per diverse compagnie professionistiche locali. Subito dopo la laurea vince una borsa di studio per la frequentazione a Roma, del Master in Management delle risorse artistiche e culturali tenuto dalla Libera Università IULM. Dopo 3 mesi di stage presso il Museo dell’Emigrazione di Gualdo Tadino (Pg), si trasferisce definitivamente a Gubbio dove ha intrapreso un percorso autonomo.
Tra i suoi insegnanti Fortunato Cerlino, attore e regista che ha lavorato per spettacoli importanti come “Ivanov” di Eimuntas Nekrosius; Gabriele Vacis regista piemontese di spicco nel panorama teatrale contemporaneo; Veronica Cruciani attrice romana collaboratrice dell’attore Ascanio Celestini; Francesco Suriano regista romano di origine calabrese fondatore dell’Associazione Teatri del Sud; Barbara Bonriposi e Riccardo Tordoni attori e registi, allievi del regista Gabriele Vacis nella scuola d’arte drammatica Paolo Grassi di Milano con i quali approfondisce le tecniche attoriali della “Schiera”, training attoriale elaborato dal regista Vacis dopo i suoi studi con Eugenio Barba e Jerzy Grotowski.

 

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