A Bevagna la mostra “Umbro e arcaico” di Angelo Cucciarelli
BEVAGNA - Artista, nel senso letterale, è colui che pratica un’arte. Dal ‘400 però, il termine ha indicato non soltanto l’operatore dell’opera ma anche il creatore. E’ nata così la figura moderna dell’artista rendendo importante l’idea nell’opera, e fin dai secoli passati ha definito pure la sua immagine di individuo autonomo, estroso, e a volte pure bizzarro.
Di solito chi scrive un testo per un artista, cerca di mettere in evidenza la sua arte partendo da un’analisi critica del suo lavoro ma in questo caso voglio partire dal suo particolare di essere uomo, per esplorare il suo modo di fare arte, ed essere Artista. Di Angelo Cucciarelli, è interessante rilevare subito come il suo Io artista sia stato profondamente influenzato dal suo trascorso umano. Egli, l’ “angelo” come uomo spesso ama ritirarsi per raccogiersi a meditare, ma attenzione perchè il suo meditare è il suo lavoro, nel suo atelier sul Sacro Monte Subasio, tanto caro agli antichi umbri, dove le sue meditazioni messe su disegno poi vengono trasformate in arte. E’ in questo suo mondo separato, un piccolo mondo costruito in privato nella propria casa, dove egli riesce a stabilire per mezzo della meditazione (lavoro) quell’armonia che traspare nella sua arte.
A mio giudizio, e non me ne vogliano certi critici, il mondo dell’arte deve restituire a quest’artista tanto, basta esaminare, per esempio, i diversi cicli nella sua ricerca d’arte per comprendere fino a che punto il suo sperimen tare, in un continuo rimettersi in discussione, sia come uomo che come artista, gli abbia permesso di vivere le diverse emozioni estetiche, rimanendo sempre in movimento pur nel suo essere razionale.
Per questo motivo si assiste nelle sue sculture ad un processo “ricerca” nella stessa loro struttura ove si rintracciano usanze arcaiche che a volte ci appaiono familiari. E pur non essendo sempre cosa facile far comprendere o chiarire agli altri il pensiero di un artista la sua arte, essendo egli particolarmente legata al suo modo di essere uomo, lo colloca con la sua “esistenza aperta” nel panorama dell’arte come modello da imitare.
Nel suo percorso ricerca incontra nel tempo diversi materiali ed in tutti egli si confronta e li utilizza attraverso quel sapere trasmessogli da suo padre fin da bambino nella bottega artigiana da falegname a foligno. Così nasce la sua arte, da tanta tanta segatura prodotta e ferro saldato, a volte con una risoluzione imprevista, a volte intuita e pazientemente ricercata, ma sempre nata dal suo sapere. Perchè colui che sa possiede l’esperienza e questo è un dono che si acquista soltanto come uomo se si ha il coraggio, la curiosità di varcare una collina, aprire una porta non concedendosi a compromessi formali. Non è dalle metafore che nasce la sua opera ma attraverso una poetica molto personale dove il legame con la natura, ed il vissuto umano (conoscenza) si incontrano nell’armonica fase di costruzione della sua arte. Ecco perchè sono tanti coloro che possono fare un’opera, ma sono pochi coloro che possono fare u n’opera d’arte attraverso “un’esperienza aperta”.
Paolo Massei




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