PERUGIA - Musica e vita sono sempre state legate per Pedrito Martinez, anche perché, dice, “a l’Havana la musica è un modo di vivere”. Intervistato ieri sera nello “Spazio Umbria” allestito alla Sala della Cannoniera della Rocca Paolina a Perugia (ogni giorno teatro, per tutta la durata della manifestazione, di dibattiti ed eventi culturali) dallo storico e critico musicale newyorkese Ashley Kahn, Pedrito Martinez, percussionista di livello mondiale, cantante e “bandleader” a New York, dove si esibisce ogni settimana al “Guantanamera”, si è raccontato al pubblico umbro, prima del suo concerto a Perugia dal palco di Piazza IV Novembre.

“La musica è il mio modo di vivere”, ha detto, ricordando (è nato a l’Havana il 12 settembre 1973) i suoi esordi come vocalista e percussionista a 11 anni, allievo di leggende come Tata Guines e Pancho Quinto El Goyo, che (al contrario di lui, che vive con tutta la famiglia a New York City) non si mossero mai da Cuba. Ashley Kahn, storico musicale oltre che giornalista specializzato e “writer free lance”, docente al Dipartimento Musicale della Tish School of the Arts di New York, ha condotto l’intervista, ricordando le radici afro-cubane della musica di Pedrito, nella tradizione della rumba, dei ritmi bata e dei canti vocali della musica religiosa Yoruba e Santeria. La svolta nella vita di Pedrito Martinez fu la partecipazione alla “competition” indetta dal famoso Thelonius Monk Institute, che lo vide piazzarsi al primo posto. Da lì, la fortuna in America. Accompagnato dalle sue “congas”, con le quali ha offerto un piccolo saggio della straordinaria velocità, duttilità, morbidezza, forza e variazioni di tocco delle sue mani, Pedrito Martinez si è detto felice delle sue scelte e della vita newyorchese, piena di stimoli per il suo lavoro e la sua arte. “La mia band è straordinaria – ha detto -, un gruppo fantastico (Alvaro Benavides, Ariacne Trujillo, Jhair Sala), che ha in sé una forza e potenzialità straordinarie”.

Condividi