Ad occhi chiusi: fotografare i desideri
CITTA' DI CASTELLO - La moglie, il figlio, la propria terra: sono questi alcuni dei desideri espressi nel libro fotografico “Ad occhi chiusi” di Stefano Giogli che, in collaborazione con la Caritas, ha rappresentato aspira-zioni e assenze dei giovani somali e tunisini, ospitati a Città di Castello, in Umbria, in attesa che venga loro riconosciuto lo status di rifugiato.
Sono i migranti dei barconi e dei respingimenti, hanno alle spalle storie controverse, alcune di libertà, altre di povertà, ma anche sogni da realizzare. Stefa-no Giogli, fotografo con all’attivo mostre, pubblicazioni e collaborazioni con le maggiori riviste na-zionali, non ha chiesto loro di parlare ma di esaudire con la fantasia i loro desideri: ne è uscita una sequenza poetica e straniante dalla quale emerge un’idea di felicità, di compimento molto diversa dalla nostra. Il paesaggio umbro sorregge le figure mentre ad occhi chiusi cercano di afferrare ciò che appare nella vita di tutti i giorni irrangiungibile. La presentazione del volume sarà accompagna-ta da una mostra allestita presso il Quadrilatero di Città di Castello a partire da sabato 21 aprile, nel-la quale troveranno spazio anche momenti di riflessione sul fenomeno delle migrazioni e più in ge-nerale su culture e progetti di vita molto distanti da quanto un europeo medio vorrebbe per sé e per i suoi figli. “Ad occhi chiusi” è inoltre il tentativo artistico di superare l’emergenza dei rifugiati in termini di dramma umano e di scoprire che dietro quelle fughe c’è una forte affermazione personale e la convinzione che il destino si può cambiare.
Nelle prime pagine del libro l’autore spiega il progetto artistico, parlando di “accoglienza”: “Credo scrive Giogli “oltre la burocrazia spersonalizzante e grigia, che sia stato importante raccogliere i pensieri semplici ma intimi e soprattutto i desideri che albergano nelle persone che vivono la condi-zione di profughi. Ho degli sconosciuti davanti eppure ci apparteniamo e colgo i loro misteri, le loro domande le loro trepidazioni. Soprattutto la forza delle loro speranze. Vivo la fotografia come una maniera profondamente umana per sentirmi vicino, partecipe del destino di chi mi vive a fianco.
La storia italiana di questi giovani migranti è invece riassunta nell’intervento del vicedirettore della Ca-ritas Pierluigi Bruschi il quale racconta come tutto inizi “ad aprile del 2011 con l’accoglienza di cinquantacinque tunisini, tutti giovanissimi, che, insieme ad altre migliaia di loro connaziona-li,erano fuggiti dal Nord Africa, dalla povertà, dal disordine delle rivoluzioni in corso, da dove la vita era momentaneamente bloccata. Più che per inseguire il miraggio dell’Europa sembrava che fossero partiti per contribuire in un altro modo a costruire la democrazia e a preparare l’arrivo del progresso nel loro Paese. Il loro sogno più diffuso era trovare qui un lavoro, aiutare le famiglie ri-maste e poi ritornare muniti di passaporto per iniziare una nuova vita, da persone libere che, se a-vessero voluto, avrebbero potuto viaggiare liberamente in qualsiasi parte del mondo”.
“Ad occhi chiusi”, sabato 21 aprile - 6 maggio, Quadrilatero di Palazzo Bufalini, Circolo tifernate “Accademia degli Illuminati, Città di Castello, Perugia
Orari di apertura feriali 17,00/19,30 sabato e festivi 10,00/13,00 - 15,00/19,30
info: caritascdc@winpower.it - info@stefanogiogli.it

Recent comments
12 years 10 weeks ago
12 years 10 weeks ago
12 years 10 weeks ago
12 years 11 weeks ago
12 years 11 weeks ago
12 years 11 weeks ago
12 years 11 weeks ago
12 years 11 weeks ago
12 years 11 weeks ago
12 years 11 weeks ago