MILANO - Una mostra a Spello che, attraverso cospicui materiali archeologici, documenta i tre lontani secoli (dal terzo al quarto dopo Cristo) che l’Umbria trascorse, come regione dell’Impero, nell’era di Costantino; gli “Itinerari Longobardi” in Italia, visti attraverso i siti Unesco di Spoleto e di Campello sul Clitunno, che un apposito progetto si propone di valorizzare, per una “messa in rete” dei beni ambientali, storici e architettonici del territorio, capace di attrarre sempre più consistenti flussi turistici: sono queste le due maggiori iniziative, su cui si è incentrata l’attenzione dello “stand” dell’Umbria alla Borsa Italiana del Turismo di Milano, dove oggi sia la mostra di Spello (“Aurea Umbria”, 1 giugno – 9 dicembre 2012) che il progetto di valorizzazione territoriale dei siti Unesco sono stati presentati dai sindaci dei comuni interessati.

Promossa da Regione dell’Umbria, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Università degli Studi, Provincia di Perugia, Comune di Spello e Accademia Romanistica Costantiniana, con la consulenza dello storico e scrittore Massimo Romano Manfredi, la mostra di Spello – hanno sottolineato il sindaco della città Sandro Vitali e l’assessore alla cultura Liana Tili – “è un’occasione per l’Umbria di riflettere su una pagina significativa della sua storia”. “Aurea Umbria/ Una regione dell’impero nell’epoca di Costantino”) si propone dunque di raccontare la vita in Umbria dal terzo al sesto secolo d.C., attraverso un insieme di materiali archeologici, che comprende sia le manifestazioni dell’arte ufficiale (ritratti, dediche, miliari) e della vita dell’aristocrazia (come mosaici e arredi), sia i documenti della più umile quotidianità.

Si trattò – sottolineano i curatori della mostra – di un’epoca di “aurea” prosperità, in cui la diffusione della fede cristiana s’intrecciò con la persistenza e infine con la dissoluzione delle credenze politeistiche. I modi in cui la religione e i culti cristiani si sostituirono al politeismo parlano comunque – continuano i curatori – di convivenza, sincretismo, commistione: l’Umbria tardo-antica si trovò dunque ad essere terra di dialogo fra cristiani e pagani, come mostrano le immagini sui sarcofagi, i corredi delle sepolture, gli oggetti e i manufatti della città e della campagna.Il piano di valorizzazione dei siti Unesco – hanno spiegato Pacifici e Benedetti – ha l’obiettivo di “mettere a sistema” (con la partecipazione di istituzioni, imprese, lavoratori e cittadini) i beni ambientali, storici e architettonici del territorio, creando “valore per la collettività”.

E la rivista dei Siti Unesco, trimestrale di attualità e politica culturale dei Beni del Patrimonio Italiano Unesco, ha scelto proprio lo “stand” dell’Umbria (in collaborazione con il Comune di Assisi) per presentare la propria attività e linea editoriale agli operatori turistici pubblici e privati, e favorire così – ha spiegato Francesco Raspa, coordinatore editoriale della rivista – “un momento di riflessione sulle opportunità politiche ed economiche connesse al turismo”. “La comunicazione, la commercializzazione e le strategie turistiche di una destinazione – ha sottolineato Raspa -, soprattutto se considerata ‘patrimonio dell’umanità’, deve preoccuparsi prima di ogni altra cosa della tutela del bene, così come i turisti – ha concluso – devono essere consapevoli delle conseguenze dei loro atteggiamenti e delle loro azioni”.

 

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