CITTA' DELLA PIEVE - Resteranno esposte alla Biennale di Venezia fino al 30 gennaio, all’interno del Padiglione Italia di Torino, due opere del pittore pievese Mario Ortolani. L’artista, che ha il suo studio laboratorio in Via Roma a Città della Pieve, ha raggiunto l’importante traguardo, entrando a far parte degli espositori scelti da Vittorio Sgarbi per la 54esima edizione della prestigiosa manifestazione. In omaggio ai 150 anni dell’Unità, il critico e curatore della mostra ha voluto che questa edizione fosse inaugurata a Torino, prima capitale d’Italia, con il Padiglione Italia, ospite della sala Nervi in Corso d’Azeglio. Sgarbi ha avviato da tempo un vero e proprio censimento degli artisti, ai quali offrire la possibilità di varcare quella che lui stesso ha chiamato la “soglia di esistenza”, per farsi conoscere e apprezzare.

Mario Ortolani, pittore già affermato fin dagli anni Settanta, ha ricevuto numerosi riconoscimenti, sia in Italia sia all’estero. Già nel 2009, l’opera “La nave dei pazzi” è stata esposta alla mostra “Arte, genio, follia” (curata da Sgarbi), accanto ai capolavori firmati da giganti dell’arte come Bosch, Van Gogh e Ligabue. A Torino, Ortolani si presenta con due lavori in cui la sua arte si esprime nelle forme consuete del racconto di una umanità alle prese con le sfide, grandi e piccole, dell’incessante movimento della vita. “L’albergo dei pazzi e l’oste furbo” è il titolo del primo quadro, che vede protagonisti i familiari “omini” dal volto coperto dai colorati cappelli, affaccendati in attività quasi sempre inconcludenti e un po’ pazzoidi; l’unico furbo è dunque l’oste, pronto ad offrire del finocchio da sgranocchiare ai malcapitati avventori, per camuffare il gusto del vino di scarso valore che, grazie alle qualità aromatiche dell’ortaggio, non si distingue da quello buono: da qui il verbo “infinocchiare”.

Nell’altra opera esposta, “I naufraghi”, è espresso il riferimento alla situazione di crisi e di smarrimento che ci troviamo a vivere: “Ho lavorato a questo quadro - spiega l’autore - pensando all’Italia, che è la nostra barca comune, alla quale comunque ci aggrappiamo e sulla quale in ogni caso dobbiamo contare; le vele sono strappate, un albero è rotto, intanto c’è chi tenta di far luce nella tempesta, e chi tiene stretta la sua valigetta…”. La bellezza dei colori e l’armonia che regna nell’insieme, che caratterizzano l’arte di Ortolani, tengono lontano il pessimismo, anche quando il suo racconto narra i drammi di una società contemporanea soffocata dalla crisi, economica e morale. La gradevolezza dei toni, mai ingenui, del personalissimo stile di questo artista pievese, ne fanno un esempio di pittura impegnata e allo stesso tempo vicina al pubblico più disparato: lo confermano l’apprezzamento di uno storico dell’arte come Sgarbi e la presenza delle opere di Ortolani presso il Museo Nazionale delle Arti Naives di Luzzara, ideato da Cesare Zavattini.

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