PERUGIA - Con la risoluzione ONU 54/134 del 17/12/1999, il 25 novembre è “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”. Questa data è stata scelta a memoria dell’eccidio (1960) delle sorelle Mirabal, Patria, Minerva e Maria Teresa che vivevano nella Repubblica Domenicana ai tempi del regime di Trujillo e che vennero violentate e uccise a Santo Domingo per avere fatto visita a dei prigionieri politici. Così anche il comune di Castel Ritaldi, insieme all'associazione MappaMondo onlus, ha affrontato queste tematiche con una iniziativa svoltasi il 5 novembre scorso presso la biblioteca comunale “C. Spaziani”. Ecco un'intervista alla responsabile dell'associazione MappaMondo onlus, Francesca Fanelli.

1) Francesca, con la tua associazione ti occupi da tempo della violenza sulle donne. Credi che ci siano ancora molti tabù?
Il tema specifico della violenza sulle donne, così come lo abbiamo affrontato nella giornata del 5 novembre, è un punto di arrivo. Da diversi anni ci occupiamo della condizione della donna, ponendo particolare attenzione ai contesti sociali e culturali dei nuclei familiari immigrati, residenti nel nostro territorio. La violenza è una questione multi-problematica, che riguarda tutti e tutte, ma si fa fatica a parlarne, a riconoscerla e, quindi, a realizzare interventi di prevenzione e di contrasto adeguati. Soprattutto se focalizziamo l’attenzione sulla violenza all’interno della famiglia e nelle relazioni affettive. Il problema è capire come i condizionamenti culturali “abbiano generato una spinta violenta maschile”. La violenza domestica è una questione di genere, costruita socialmente. Diversamente, si corre un triplice rischio: ridurre il tema della violenza a una questione di marginalità sociale, dire che non ci riguarda direttamente, confondere il maltrattamento con la conflittualità di coppia.

2) Questo, purtroppo, è un tema ancora oggi attuale per il quale è necessario un processo di sensibilizzazione fatto di incontri come quello svoltosi a Castel Ritaldi. Come ha risposto la cittadinanza?
Livia Fatti del Centro Pari Opportunità, riportando i dati del servizio Telefono Donna, ha evidenziato che, in Umbria, cresce il numero delle donne che chiedono aiuto per uscire da una relazione maltrattante. Incontri come questo fanno venire voglia di fare, di potenziare gli interventi. Inoltre, persone che non si conoscevano personalmente si sono incontrate ed hanno condiviso pezzi della loro esperienza. Dunque, un primo risultato positivo è stato quello di avere rafforzato la rete dei contatti a livello territoriale attraverso lo scambio di analisi, studi ed esperienze sul campo. Circa un mese prima dell’evento, abbiamo diffuso un depliant informativo, dove sono stati riportati i dati a disposizione sul fenomeno, distribuito, con la collaborazione dell’Istituto Comprensivo di Castel Ritaldi, alle famiglie. A dire la verità, mi aspettavo una maggiore curiosità da parte dei genitori, ciò vuol dire che bisogna lavorare di più per costruire consapevolezza sulla questione, anche attraverso le fiabe. A proposito di questo nel “Paese delle fiabe” è in partenza un laboratorio “Amiche, madri, sorelle, spose…Fiaba e mito al femminile”, promosso dall’Amministrazione comunale che offrirà un’opportunità di riflessione molto importante sul tema.

3) La violenza è la prima causa di morte o di invalidità permanente delle donne tra i 14 e i 50 anni. Credi che attraverso la comunicazione e l'ascolto si possa eliminare totalmente questa piaga dalla società contemporanea?
Nella descrizione dell’evento ho scritto che, per andare verso un cambiamento culturale, è necessario imparare a comunicare con chiarezza, a stabilire e a condividere regole nei rapporti con gli altri, a educarsi all’affettività e, dunque, all’ascolto reciproco. Ci dobbiamo attrezzare, dunque, con attività di sensibilizzazione, informazione e prevenzione fondamentali, soprattutto se realizzate in collaborazione con le scuole, luoghi di formazione e di crescita personale. Venerdì 2 Dicembre a Palazzo Mauri alle ore 16.00 si parla di questo in un incontro aperto alla cittadinanza intitolato "Prevenire la violenza di genere a scuola, promuovere la convivenza fra i generi".

4) All'incontro hanno partecipato autori ed autrici che hanno affrontato la soggezione del "gentil sesso" a quello maschile. Credi sia ancora in auge la tendenza ad inquadrare le donne in posizioni lavorative inferiori?
Questo ce lo dicono i dati di diverse ricerche. Venerdì 25 Novembre, a Terni, all’iniziativa organizzata da Terni Donne, prima della visione del film Ti do i miei occhi, è stata fatta una breve presentazione del Rapporto Ombra, elaborato dalla piattaforma italiana “Lavori in corsa: 30 anni CEDAW”, in merito allo stato di attuazione da parte dell’Italia della Convenzione ONU per l’eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna. L’autonomia economica delle donne risulta essere un fattore di protezione e/o di fuoriuscita dalla violenza domestica di importanza cruciale, sennò l’esclusiva autonomia economica dell’uomo all’interno della famiglia rende di fatto la partner a lui dipendente, ma in Italia, nessuna misura risulta sia stata adeguata a garantire pari retribuzioni per un pari lavoro. Quello che preoccupa, inoltre, è la condizione di disoccupazione e precarietà delle donne rispetto agli uomini.

5) Quali sono i prossimi appuntamenti che la tua associazione, MappaMondo onlus, ha in cantiere?
Il potenziamento della rete dei contatti, come già detto, è un passo importante. Adelaide Coletti, dell’Associazione Rete delle Donne Anti Violenza ha fatto su questo il punto della situazione: la rete è una risorsa. La partecipazione e/o la promozione di/ad altri eventi è importante per far circolare idee e modalità di azione condivise. Sicuramente a Marzo, in occasione di iniziative per la festa della donna torneremo sul tema, ribadendo che la violenza sulle donne è una questione di genere.
Ma ancora più importante è portare sempre, all’interno di tutti gli interventi, una visione critica su questo aspetto, costruire tutti i giorni le condizioni per andare verso un cambiamento della mentalità collettiva, ancora diffusamente ancorata all’autorità paterna, affinché le relazioni con l’altro, fra uomini e donne, possano essere vissute liberamente, alla pari, sia in famiglia che nel mondo del lavoro.
 

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