L'esperienza “utopica” del progetto editoriale de Il Fatto Quotidiano
PERUGIA – Il viaggio di IMMaginario prosegue. Si va avanti fino al 24 novembre - parlando di comunicazione, cinema, tv, new media e tanto altro - per individuare percorsi, idee e mappe per immaginare l’Italia che non c'è (ancora), attraverso laboratori, incontri, eventi speciali, proiezioni.
Continua così il percorso del progetto IMMaginario, che può ora vantare anche un importante riconoscimento. È stata infatti consegnata al direttore artistico Alessandro Riccini Ricci, come rappresentante dell’evento perugino, la prestigiosa medaglia per meriti culturali che viene assegnata dalla Presidenza della Repubblica Italiana.
Ed il successo degli appuntamenti di IMMaginario si è replicato anche ieri (17 novembre) con gli incontri che si sono tenuti per presentare l’esperienza del progetto editoriale de Il Fatto Quotidiano, un modello interessante di giornale senza editore che è in linea con il “racconto” che proprio IMMaginario sta facendo in questa sua seconda edizione. A parlarne, davanti ad un pubblico molto attento e partecipe presente al Teatro Pavone, sono stati il direttore Antonio Padellaro e uno dei suoi redattori più conosciuti, Luca Telese.
In un’edizione di IMMaginario dedicata all’Utopia questa esperienza giornalistica, che ai più appariva come utopica e irrealizzabile, non poteva non essere raccontata. E lo hanno fatto molto bene i due giornalisti con la verve che li contraddistingue, i quali hanno subito ricordato che “questo di Perugia è il primo incontro pubblico che facciamo da quando è finito il governo Berlusconi”. Un nome, quello dell’ex presidente del Consiglio, che ha fatto capolino più volte durante la serata, visto che ora tutti gli domandano che bisogno c’è de Il Fatto visto che il governo di Berlusconi è caduto. Ma il loro obiettivo, hanno voluto sottolineare, “è ancora quello di fare un giornale libero da vincoli, per un’informazione diversa da quella a cui siamo abituati”.
“Le idee cattive sono le migliori per i giornali”, ha affermato Padellaro, il quale ha poi spiegato che “più che giornalisti liberi e non liberi esistono quelli che hanno idee forti e le sanno argomentare e quelli cerchiobottisti, ma anche quelli tristi e quelli allegri”. “Noi – ha ribadito Telese – adottiamo l’allegria come metodo di lavoro a Il Fatto”.
“Da Stracult a Base Luna: la tv dei giusti” è stato invece il titolo dell’incontro che ha chiuso la serata al Pavone, durante il quale Marco Giusti, insieme ai suoi compagni di viaggio Luca Rea e G-Max, ha raccontato aneddoti e curiosità che stanno dietro ai programmi di Raidue che lo vedono come autore. “E’ facile – ha detto Giusti – fare ascolti in un programma avendo a disposizione un budget elevato e chiamando grandi nomi, il difficile, ma anche più stimolante, è fare programmi con pochi soldi, ma che ti costringono così ad inventare sempre cose nuove”.

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