di Isabella Rossi

Ci sono Superman, Batman e Robin, la Donna-gatto e Wonderwoman. Ci sono quelli che volevano essere supereroi ma si trovano a fare i conti con la fragilità umana, ricavandone maggiore appagamento. Dopo un lungo periodo di incubazione è tornato ieri sera al Brecht di Perugia “Not made for flying”, la performance frutto di una collaborazione tra la compagnia Dejà Donné - che ha scelto l’Umbria come base - e l’Università di Monaco, l’Università di Perugia ed il Kulturbüro di Monaco. Giunti a maturazione sono gli studi sulla percezione della gravità, principio ordinante per danzatori e razza umana.

Nel suo “paradigma” sono contemplati l’impossibilità di sollevarsi da terra, se non per un istante, e le infinite prospettive del gesto modulato dalla forza fisica in opposizione a quella gravitazionale. Ed è su una continua tensione tra limiti fisici e desideri di trascendenza, tra danza e “real life”, tra comicità e tragedia, che si muove questa affascinante performance che non a caso ricorda un po’ A Chorus line, il film uscito a metà degli anni 80' dopo il successo del popolare musical omonimo, ma anche Fame.

Predominante in Not made for flying è tuttavia l'impronta di una ricerca a tutto tondo sull'influenza culturale degli anni '80 su danza e altri linguaggi che hanno in comune alcune categorie: spontaneità, autenticità e multiculturalità. Particolarmente bravi gli attori-ballerini – Valdimir Ilich Rodrigues Chaparro, Gyula Cserepes, Luke Dunne, Martina La Ragione, Tina Runko, Ana Stefanec, Tamas Tuza -, sulle coreografie e sotto la direzione di Simone Sandroni e con le scenografie ed i costumi di Lenka Flory. Sia per la maturità artistica espressa che per la perfetta padronanza dei tempi della danza, che non hanno tolto fiato alla recitazione.

Massimo gradimento continua a riscuotere la formula che a partire dagli anni '80 ha dato vita ad un genere cinematografico con infiniti strascichi televisivi anche recenti. Uno figlio della letteratura del novecento, dalla Coscienza di Zeno al Fu Mattia Pascal, senza dimenticare Il giovane Holden, alla ricerca costante di un anti-eroe vincente. E non stupisce, quindi, che in molte biografie narrate è puntualmente il tentativo di somigliare al supereroe a fallire. Se ne avvantaggia l'eroe comune, unicamente armato del proprio coraggio e dell’instancabile voglia di farcela. Un eroe che piace al pubblico proprio per le sue debolezze, a volte superabili a volte vere e proprie zavorre che impediscono ogni volo.

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