L'ultima cronaca di Anna Politkovskaja
di Isabella Rossi
“Semplicemente una persona che descrive quello che succede a chi non può vederlo”. Amava definirsi così la giornalista Anna Politkovskaja, ritrovata morta il 7 ottobre 2006, giorno del compleanno dell'allora presidente russo Vladimir Putin, nell'ascensore del suo palazzo a Mosca. Le sue cronache cecene senza aggettivi né perifrasi hanno riscosso il tributo ammirato del pubblico del Teatro Morlacchi di Perugia, che sabato scorso ha ospitato la prima delle due repliche perugine di “Donna non rieducabile”.
Scritto da Stefano Massini ed interpretato da una ineccepibile Ottavia Piccolo, accompagnata dall’arpa di Floraleda Scacchi, con la direzione artistica di Silvano Piccardi, lo spettacolo non racconta la donna ma la giornalista che pagherà con la vita la sua dedizione alla causa del diritto all’informazione. Non ci si aspettino scambi di messaggi cifrati o macchinose elucubrazioni come chiavi di lettura giornalistica di una realtà lontana.
La verità russa e cecena di cui riferisce la giornalista nelle sue cronache è quasi sempre facilmente abbordabile. Basta recarsi nel paese e guardarsi intorno. Basta parlare con la gente e la verità è alla portata di tutti. E’ questa la “lezione giornalistica” che emerge in “Donna non rieducabile”. Puntuali e disarmanti nella loro asciutta formulazione le sue cronache per la Novaja Gazeta. Non serve pathos per raccontare ciò che si racconta da solo –suggeriscono instancabili– e l’umanità non si cerchi nelle parole ma nella scelta di non lasciare inascoltate le voci, le storie e le realtà destinate all’oblio perché scomode.
Così come scomoda era Anna, madre di due figli, che sapeva bene di rischiare. E non lo stipendio ma la sua stessa vita. Scomoda non soltanto per le informazioni che riusciva a pubblicare ma per l’esempio di un giornalismo che chiama direttamente in causa la democrazia. L’ultima cronaca non è di Anna, ma è come se lo fosse. Parla dell’assassinio di una giornalista scomoda ma anche della fine di un’illusione. Quella della democrazia con il bavaglio all’informazione.

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