PERUGIA - L'ex procuratore aggiunto di Roma, Achille Toro, e il figlio Camillo, hanno patteggiato questa  8 e 6 mesi di reclusione, con pena sospesa, per il reato di rivelazione di segreto di ufficio.

Di fronte al gup di Perugia Carla Giangamboni, c'era solo Camillo Toro, che non ha voluto rilasciare dichiarazioni. Achille, che nel frattempo ha lasciato la magistratura, ha preferito non presentarsi in aula.

Nessuna dichiarazione neanche ai cronisti, ma solo una breve presenza di pochi minuti per ascoltare quella che è stata una semplice udienza tecnica.

Nell'ambito dell'inchiesta sui grandi eventi condotta dalla procura di Perugia, Achille Toro è accusato di aver rivelato, quando era procuratore aggiunto di Roma, notizie su un procedimento trattato presso il suo ufficio nonche' su quello della procura di Firenze.

Notizie rivelate, secondo l'accusa, anche tramite il figlio Camillo. Per l'ex magistrato la procura di Perugia ha invece chiesto di archiviare il reato di corruzione. Proprio il suo coinvolgimento nell'indagine avviata dalla procura di Firenze aveva portato nel capoluogo umbro la competenza nel procedimento.

Non si tratta di un'ammissione di colpevolezza, ma "di una scelta processuale per chiudere una vicenda che pesa sul piano umano". E' quanto dichiara l'avvocato Roberto Rampioni, legale dell'ex procuratore aggiunto di Roma Achille Toro.

L'avvocato Rampioni ha rimarcato come "molto importante" la scelta della procura di chiedere l'archiviazione per il suo assistito per i reati di concorso in corruzione e favoreggiamento. Su questa richiesta deve ancora, tuttavia, pronunciarsi il giudice di Perugia.

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