di Nicola Bossi - 

PERUGIA - "Esiste una sola verità: ed è quella che ho descritto quella notte in quella maledetta casa di via della Pergola". Il testimone (già condannato a 16 anni per l'omicidio Meredith) Rudy Guede si è sottoposto per circa 50 minuti alle domande dell'accusa e difesa, oggi, al riguardo delle sue presunte dichiarazioni di colpevolezza fatte al compagno di carcere Mario Alessi. Il ragazzo ivoriano ha smentito per la seconda volta la deposizione di Alessi.

"Non sta a me decidere o dire - ha aggiunte Guede - chi ha ucciso Meredith. Io ho detto chi c'era in quella casa il primo novembre 2007". Per la prima volta - come hanno fatto notare gli avvocati di Amanda Knox e Raffaele Sollecito - Guede ha fatto il nome del ragazzo pugliese come killer, prima si era sempre limitato a parlare di una figura maschile italiana. Dichiarazioni rese dopo alcune domande mirate su una sua lettera di smentita alle parole di Alessi pubblicata nel maggio 2010 dal Tgcom.

"Non l'ho mai detto prima - ha spiegato Guede - ma da sempre ho avuto questo pensiero dentro di me (riferendosi all'identificazione di Sollecito nel killer insieme ad Amanda Knox, ndr)". L' ivoriano ha smentito di essersi confidato con Mario Alessi: "Era mio vicino di cella e il buongiorno e buonasera era obbligato anche con lui dato che nella nostra sezione nel carcere di Viterbo eravamo soltanto in sei" però Guede stesso ha ammesso sia la possibilità di eventuali discorsi con lo stesso Alessi nell'ora d'aria in alcune sedute di socializzazione avvenute tra il 2008 e il 2010.

"Più di una volta ascoltando le parole contro di me degli avvocati di Sollecito e Amanda - ha spiegato Rudy - mi sono ribellato pubblicamente in carcere con i miei compagni. Altro che confidenze sulla possibile mia autoaccusa". Alla fine Rudy Guede ha definito Mario Alessi "un burattino nelle mani di sapienti burattinai". All'udienza sono presenti Amanda Knox e Raffaele Sollecito.

Condividi