Minacce agli appositori del Rais, un altro libico pro-Gheddafi in manette(nuovo)
PERUGIA - Nuovo arresto stamani nell'ambito dell'indagine della Digos di Perugia e dell' Ucigos che ha riguardato un gruppo di cittadini libici ritenuti vicini al regime di Gheddafi accusati di avere posto in atto una serie di intimidazioni ai danni di loro connazionali politicamente avversi al rais. La polizia - coordinata dalla procura perugina - sta eseguendo una serie di perquisizioni. L'operazione e' ancora in corso. Nell'ambito della stessa indagine sono gia' finiti in carcere altri due libici.
E' stato eseguito a carico di Nuri Ahusain, 41 anni, presidente della Lega degli studenti libici in Italia il nuovo arresto della Polizia per l'indagine che ha riguardato un gruppo di giovani ritenuti filo-Gheddafi a Perugia. Lo straniero e' stato bloccato stamani nella sua abitazione del capoluogo umbro da Digos e Ucigos.
E' accusato di aver partecipato alla presunta associazione per delinquere finalizzata a commettere reati di violenza privata e minacce nei confronti di libici sostenitori del governo di Bengasi e di avere tentato di invadere l'ambasciata del paese nordafricano a Roma. A Ahusain e' stato contestato anche il reato transnazionale. Secondo gli investigatori i promotori della presunta associazione sono importanti esponenti del regime di Gheddafi in Libia.
L'indagine e' stata coordinata dal procuratore di Perugia Giacomo Fumu e dal sostituto Giuliano Mignini.
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Tra gli atti piu' eclatanti contestati all'associazione, il tentativo, sventato dalla polizia, di invadere l'edificio che ospita la rappresentanza diplomatica dell'attuale Governo transitorio libico di Bengasi, a Roma, "al fine di cacciare l'attuale rappresentante diplomatico - si legge nell'ordinanza di custodia cautelare emessa nei confronti di Ahusain Nuri -, espressione del Consiglio nazionale transitorio e di costringere quindi, con la forza, questo ultimo ad abbandonare la sede e a lasciarla in loro possesso".
Anche l'ordine di entrare nell'ambasciata libica, secondo gli investigatori, e' venuto dalla Libia e aveva come scopo anche quello di togliere la bandiera dell'opposizione a Gheddafi che era stata issata nell'ambasciata. Proprio per i legami anche 'organizzativi' e 'strumentali' con il suo paese di origine, a Ahusain e' stato contestato anche il reato transnazionale. Dalle conversazioni telefoniche intercettate dalla polizia e' emerso come all'irruzione "dovevano partecipare piu' persone, in base ad un piano stabilito nel dettaglio". In particolare, secondo gli investigatori, scopo dell'associazione sarebbe stato quello di occupare la rappresentanza diplomatica dell'attuale Governo transitorio libico di Bengasi, in attesa dell'arrivo di un nuovo rappresentante scelto dal regime di Gheddafi, pronto a partire alla volta di Roma. Per questo i due libici fermati dalla Digos qualche giorno fa, nella notte del 27 maggio scorso, si sarebbero anche recati insieme a Roma, presso l'ambasciata Libica, e avrebbero "attentamente osservato i luoghi e le misure di vigilanza poste a protezione dell'ambasciata da parte dell'Esercito della Polizia di Stato". All'irruzione, sempre secondo l'accusa, avrebbero dovuto partecipare un gruppo di studenti libici e un altro gruppo di soggetti algerini 'arruolati' dall'associazione a Napoli. Attivita' di indagine e' ancora in corso per chiarire eventuali complicita' con soggetti all'interno dell'ambasciata.
Secondo quanto riferito dalla polizia, Ahusain Nuri, laureato in Scienze politiche, con un dottorato di ricerca all'Universita' di Pisa, e' uno degli uomini del regime libico di Gheddafi in Italia e, per anni, come presidente della Lega studenti libici in Italia, ha gestito i rapporti con le universita' che ospitano gli studenti. Secondo l'indagine di digos e ucigos, Ahusain ha gestito i rapporti con gli studenti a Perugia ma anche a Pisa, Firenze, Siena e Lucca. Comunita' composta da un migliaio di giovani, diversi dei quali di famiglie appartenenti alla classe dirigente di Gheddafi. Ahusain e' considerato dagli inquirenti soggetto di rilievo nel presunto gruppo criminale al centro dell'indagine. Anche se - e' stato spiegato - dagli accertamenti e' emerso che promotori sono esponenti del regime del rais, in particolare legati al ministero degli esteri di Tripoli.
A lui, come agli altri due connazionali fermati, viene contestato di aver posto in essere piu' atti di violenza e di minaccia in danno di altri cittadini libici attualmente a Perugia e politicamente avversi al regime di Gheddafi, al fine di condizionarli in favore del colonnello e impedire l'espandersi dell'influenza del Consiglio nazionale transitorio del regime di Bengasi, riconosciuto dal Governo italiano.
L'associazione avrebbe posto in essere anche attivita' di schedatura, al fine di segnalare anche in patria le loro simpatie politiche e consentire cosi' azioni violente nei confronti dei loro familiari.
Questore: sventata situazione delicata “per la sicurezza nazionale” - Ha permesso di ''sventare su una ''situazione delicata per la sicurezza nazionale'' l'indagine sul gruppo di libici filo Gheddafi condotta dalla digos di Perugia e dall'ucigos. Lo ha detto il questore del capoluogo umbro Sandro Federico nella conferenza stampa in cui sono stati forniti alcuni particolari dell'operazione. Il questore ha quindi sottolineato l'impegno della digos, diretta da Lorenzo Manso, e della direzione centrale della polizia di prevenzione, guidata dal prefetto Stefano Berrettoni, nonche' la direzione da parte della procura di Perugia.

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