Ai “Green Days” l’Umbria ha una sola voce: “Acqua pubblica e ‘No’ al nucleare”
di Antonio Torrelli -
PERUGIA – In piena campagna elettorale li dibattito sulla sostenibilità ambientale non si ferma. Nucleare che “non serve”e acqua pubblica in primo piano. “L’Italia non può più andare in questa direzione -esordisce l’assessore comunale all’ambiente Lorena Pesaresi-, bensì è necessario un’inversione di rotta sul fronte dei consumi e delle energie pulite per il bene dei nostri figli e delle generazioni future”.
La strada da percorrere è lunga, dunque, ma i provvedimenti del Governo adottati in questi mesi non sono un alibi. “E’ in primo luogo una questione di cultiura -spiega il senatore Pd, Francesco Ferrante, esponenete del Comitato ambiente di Palazzo Madama- perché il mondo è arrivato ad un bivio: abbandonare lo sfruttamento delle fonti fossili e abbracciare finalmente l’energia verde prodotta dalle rinnovabili”.
Ma senza il contributo del mondo politico, acqua ed energia rischiano di diventare due elementi non più inquadrati nel computo dei beni sociali.
“Per questo -dichiara Ciro Pesacane, presidente del Forum ambientalista- dobbiamo portare avanti fino in fondo la sfida dei referendum, senza perdere la consapevolezza di andare al di là dei quesiti e diffondere tra i cittadini il concetto rispetto al modello qttuale dei consumi, che così come è oggi concepito non è più sostenibile”.
Quindi non solo per l’acqua e contro il nucleare, ma anche tornare padroni di quello spirito democratico su cui è stato costruito il nostro Paese e la nostra Costituzione.
“Ormai da tempo -sempre Pesacane- la questione democratica è bloccata sull’onda di una crisi politica strisciante e che non si appresta a tramontare. Da qui il nostro dovere di cittadini di riaprire la partita sui nostri diritti a partire dal 12 giugno”.
E dai vertici dalla Regione giunge un grande apprezzamento per l’iniziativa lanciata da Palazzo dei Priori: “Aver realizzato delle giornate verdi -sostiene l’assessore regionale Stefano Vinti- indica una volontà dell’amministrazione comunale volta a rispensare il modello di sviluppo. Servono nuovi paradignmi e nuove traiettorie -continua Vinti- e credo che occorrerà da parte di tutti un punto di vista critico rispetto alla produzione di energia e all’utilizzo dell’acqua rispetto ad un’agenda politica nazionale totalmente estranea che non tiene in considerazione le esigenze quotidiane dei cittadini”. Senza risparmiare una stoccata sulla calda questione del nucleare.
“E’ risaputo che il nucleare modifica il dna di tutti gli esseri viventi -aggiunge l’assessore regionale- basta questo per far capire quanto è distorta l’idea di voler tornae indietro, anziché progredire, per il futuro dell’ecologia e della sostenibilità della qualità della vita. Per questo abbiamo fatto nostra, in qualità di Giunta Regionale, un percorso per rafforzare gli apparati dell’economia in favore dell’energia verde”.
Una scommessa sottolineata anche da Paolo Brutti, responsabila nazionale del Dipartimento ambiente dell'Italia dei Valori. "In qualità di Idv abbiamo particolarmente contribuito nella raccolta delle firme contro il nucleare -sottolinea Brutti-, ma al referendum si va con due quesiti importanti che toccano un altro aspetto delicato come la privatizzazione dell’acqua. Se passerà il tema sull'acqua, cambierà anche la gestione integrata dei servizi, aprendo una nuova partita per la nostra democrazia". E un futuro migliore (questo l'auspicio generale) di un futuro migliore per il nostro Paese.

Saturday
14/05/11
21:22
Il nucleare in Italia c'é già… da anni!
Le centrali atomiche ai confini presenti ai nostri confini con la Francia o la Svizzera sono realizzate in quegli stati, ma se esplodono faranno gli stessi danni di quelle che avremmo se se fossero realizzate sul nostro territorio nazionale.
Anche senza nucleare nazionale quindi siamo soggetti agli stessi rischi. In più paghiamo il 30% di più la energia che rende poco competitive le nostre imprese e mette a rischio i posti di lavoro dei nostri giovani. O anche i francesi egli svizzeri dismettono le loro centrali che sono una minaccia per noi o (purtroppo) tanto vale che a parità di rischio almeno paghiamo meno l'energia e ci costruiamo le nostre dentro casa, magari badando a ridurne rischi e conseguenze delle scorie che pur ci sono e vanno risolti adeguatamente.
Molta demagogia e scarsa informazione che ci può portare a fare scelte condivise, ma irrazionali. Mi pare.
Saturday
14/05/11
22:00
Gli effetti dei danni ambientali sono comunque globali. L'Italia, a causa dell'inefficienza energetica, spreca ogni anno l'equivalente energetico prodotto da 7 centrali nucleari (fonte ENEA). Fino a quando non si faranno investimenti importanti sul risparmio energetico, che hanno un grande impatto nella creazione di nuovo lavoro, la partita energetica italiana sarà sempre persa.
Saturday
14/05/11
22:06
E figurati! A questo non è bastato neppure il Giappone. Seguendo lo stesso ragionamento si potrebbe dire, poiché l'hanno fatta a Roma, allora si può fare anche a Perugia, Ancona, Terni, L'Aquila, Napoli e chi più ne ha più ne metta, che più ne costruiamo e più risparmiamo sull'elettricità. Basta risolvere il problema delle scorie, ovviamente. Già, ma come?
Saturday
14/05/11
23:56
@ Fabio. Concordo. Come sai la quantità di energia prodotta con fonti alternativa però é poca cosa rispetto al fabbisogno totale.
A mio parere il problema energetico é planetario proprio perché le conseguenze del nucleare sono globali.
In attesa che si costituisca un organo di governo del pianeta, non resta che attivare politiche nazionali e "arrangiarsi" valutando complessivamente quali siano danni minori.
I danni dovuti alle centrali termiche mondiali sono verificabili. Si tratta di migliaia di morti per incidenti e danni collaterali. Ora bisognerebbe valutare anche le migliaia di morti per l'inquinamento da carbone e altre emissioni nocive delle centrali non nucleari.
Forse la più grande forma di produzione di energia sarebbe la riduzione degli sprechi.
Motori a maggior rendimento, usi di energie proporzionali agli impieghi, automatismi per non usare energia inutilmente. Ci sarebbe spazio per ricercatori e applicazioni innovative.
Si potrebbe anche accentrare la produzione di motori a idrocgeno o promuovere le energie fotovoltaiche e collaterali nelle nazioni equatoriali dove sono massimi i rendimenti e distribuire quanto prodotto in funzione dei fabbisogni delle singole nazioni come in un grande condominio. Questo implicherebbe un pianeta solidale e una apertura mentale del genere umano che ancora non c'é.
In ogni caso bisogna valutare la migliore soluzione o se preferite la meno peggio. Dire che quanto é avvenuto in Giappone é terribile non basta. I sentimenti sono importanti, ma chi ha la responsabilità delle decisioni che riguardano la salute e il benessere di tutti dovrebbe farsi guidare dalla fredda ragione non dall'istinto; peggio ancora se lo facesse cavalcando l’onda emotiva della tragedia nipponica per raccogliere qualche facile consenso.