Libia/ Ansia tra gli studenti arabi dell’Università per Stranieri di Perugia
PERUGIA - C'e' preoccupazione ma poca voglia di parlare tra gli studenti dell'Universita' per stranieri di Perugia dopo le notizie degli scontri che stanno giungendo dalla Libia ma anche da altri Paesi nordafricani. Alcuni hanno anche timore che la situazione possa avere riflessi negativi sulle esperienze formative che stanno vivendo.
L'Ateneo perugino ospita tanti studenti di altri paesi impegnati a imparare l'italiano o a frequentare dei corsi universitari. Tra le mura di Palazzo Gallenga, sede dell'Universita' per gli stranieri, si e' quindi sviluppato negli ultimi giorni una sorta di dibattito su quello che sta accadendo in Libia, ma anche in Egitto, Tunisia, Marocco, Algeria, Yemen, Bahrein, Siria, Giordania, Iran.
''In queste rivolte c'e' dell'altro - afferma Fauzia, studentessa egiziana - visto che non si vedono bandiere americane ed egiziane bruciare. La gente e' solo stanca dei regimi''.
Gli studenti si informano e cercano di restare in contatto con i propri familiari. ''Troppo presto per dire cosa accadra' - dice Farid, uno studente libico - perche' gli scenari aperti sono tanti: colpo di stato militare, frazionamento della Libia in faide, ma mi auguro che si crei una situazione diversa di uscita. Ghaddafi ha permesso per anni di restare uniti, ma ora l'uso della violenza e' inaccettabile. E' arrivato con la forza e senza l'uso della forza non se ne andra' di certo. Da quello che so per le notizie che mi arrivano dai familiari - sottolinea ancora - non tutto l'esercito pero' appoggia Gheddafi''.
Nelle sue parole e in quelle di altri studenti suoi amici c' e' la speranza che non ci siano piu' vittime. ''La rivolta era nell'aria - affermano - e da tempo c'era un'opposizione forte a questo governo. Il 30% dei giovani sono disoccupati in Libia, tutta la ricchezza va solo ai figli di Gheddafi. Facebook, Twitter e la tv satellitari Al-Jazeera e Al-Arabiya hanno fatto diffondere a valanga la protesta''.
Di recente all'Universita' per Stranieri sono stati attivati altri progetti didattici con la Libia e con l'Egitto. Alcuni studenti, oltre a come evolvera' la situazione del Paese, si chiedono se potranno continuare questo tipo di iniziative che permettono di studiare all'estero. ''Siamo arrivati poche ore fa a Perugia - affermano alcuni ragazzi libici - altri nostri amici invece hanno raggiunto Siena sempre per motivi di studio. Veniamo da Tripoli e quello che possiamo dire e' che c'e' una citta' apparentemente tranquilla di giorno e nel caos di notte. Il viaggio era pianificato e per questo siamo partiti lo stesso, anche se sconvolti per quello che sta accadendo''.
''Purtroppo non si puo' trasformare in pochi mesi - sottolinea Ahmed, studente tunisino - la Tunisia, la Libia e l'Egitto in stabili democrazie occidentali. Non si sa quindi come sara' il prossimo futuro. Anche i miei fratelli a casa sono preoccupati''.

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