Perugia/ Umbria mobilità: allarme privatizzazione per le officine ex Apm
di Antonio Torrelli - Perugia - Con la privatizzazione di alcuni settori della Holding dei trasporti, rischiano di essere messe in discussione le tante aspettative di un progetto fortemente voluto dai rappresentati dei lavoratori. Da queste riflessioni prendono forma le preoccupazioni dei sindacati, che nel caso specifico del ramo manutenzioni, criticano la prospettiva emersa nel Cda di Um rispetto al progetto di esternalizzazione delle officine ex Apm. “Non c’è nessuna ragione affinché venga creata una nuova società -spiega Donatello Pellegrini, rappresentante Rsu Oapm- perché a conti fatti non conviene economicamente”. Con un livello di produttività vicino al 12 per cento, infatti, l’Oapm potrebbe ancora essere uno dei punti cardine dell’azienda per quanto riguarda l’organizzazione e la gestione del lavoro. Ma non solo. Se le nuove 8 assunzioni previste da Savit confluissero nelle attuali officine, l’Oapm riuscirebbe a raggiungere un livello del “tasso di fermo macchina” superiore al 12 per cento. E dunque fornire un servizio migliore rispetto alla stessa Savit. E allora, perché privatizzare? “Sicuramente ne trarrebbe vantaggio l’azienda -aggiunge Pellegrino-, perché con i possibili distacchi da Oapm a Savit ci sarebbe una perdita salariale netta di circa 3 mila euro all’anno”. Quindi, sulla base di questi presupposti, i sindacati obiettano le intenzioni dei vertici di Um sul futuro delle officine ex Apm, che, stando alle attuali performance, può costituire una scelta giuste dal punto di vista strategico per il futuro del settore manutenzione all’interno della Holding dei trasporti.

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