Uno dei temi toccati dalla Flc Cgil dell'Umbria nella conferenza stampa di stamane è stato quello del Piano regionale dell'offerta formativa. Secondo la Flc “gli emendamenti approvati dalla terza commissione della Regione sui nuovi indirizzi della secondaria di secondo grado sono in alcuni casi incoerenti con le linee di indirizzo che lo stesso consiglio regionale aveva definito a luglio”.
In particolare il sindacato contesta il metodo utilizzato che ha visto prevalere le richieste dei singoli istituti (ognuno portato a “chiedere tutti gli indirizzi possibili”) sulle scelte di carattere generale che spetterebbero invece alle istituzioni democraticamente elette. “In altre parole – hanno spiegato Zupi e Renelli – non c'è un progetto complessivo in grado di legare l'offerta formativa alle reali esigenze del territorio”. L'esempio portato è quello dell'indirizzo “Liceo Musicale”: “Chi propone di aprire questo indirizzo in Umbria tiene poco conto della realtà – ha detto seccamente Zupi – perché nella nostra regione non ci sono sbocchi per chi vuole fare il musicista, non c'è nemmeno un'orchestra e quindi chi scegliesse questo indirizzo sarebbe destinato ad andarsene”.
Dall'altro lato invece si penalizza fortemente l'istruzione professionale: “In tutto il piano – ha spiegato Renelli – non ci sono state adeguate attivazioni di nuovi indirizzi nei professionali e al contrario si è assistito ad una smania di cambiare casacca ai professionali per trasformarli in tecnici, lasciando una fetta importante di utenza senza risposte”.
Insomma, la Flc Cgil chiede maggiore senso di responsabilità, perché proporre indirizzi senza che vi sia una domanda o un'esigenza del territorio “non ha senso”.
Allora, l'auspicio è che il Consiglio regionale, chiamato proprio domani, martedì 21 dicembre, ad esprimersi sul piano di offerta formativa, “non sconfessi se stesso e rispetti le linee guida emanate pochi mesi fa, evitando così la sovrapposizione di indirizzi nel medesimo territorio (si veda il caso delle “Scienze Applicate” a Perugia) che molto spesso non avranno nemmeno il numero sufficiente di alunni per essere attivati”.
 

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