Cgil Umbria: lettera aperta a Cisl e Uil
Tenendo conto degli elementi che emergono sull’andamento economico della nostra Regione, tutto si può dire tranne che la crisi sia finita!
Ricordiamo alcuni elementi: nel 2010 abbiamo perso oltre 5.000 posti di lavoro. Per quanto riguarda la cassa integrazione la tendenza all’aumento della nostra regione nel periodo gennaio novembre 2010 è pari al 103%, rispetto ad una media nazionale del 34% e questo è il dato più alto fra tutte le regioni italiane.
A questo primato negativo si aggiunge il fatto che dei circa 10.000 lavoratori collocati in cassa integrazione a 0 ore, ben 2/3 sono interessati dalla cassa integrazione in deroga, che tra i tre tipi di cassa integrazione (le altre due sono la ordinaria e la straordinaria) è quella che comporta maggiore incertezza sulla copertura delle risorse per il 2011. Inoltre, il fatto che la cig in deroga sia utilizzata soprattutto in aziende di piccolissima dimensione è un ulteriore segnale della fragilità del nostro tessuto produttivo.
Una fragilità che rischia di essere ulteriormente aggravata dai tagli che il Governo nazionale ha prodotto sulla finanza locale e sui livelli di welfare della nostra regione.
In assenza di reali politiche di contrasto, di cui finora non si vede traccia, molti cassa integrati rischiano di diventare disoccupati e a questo va aggiunta una situazione sempre più pesante che riguarda le aziende che ricorrono alle procedure di liquidazione e/o di fallimento.
Dunque, è chiaro che in Umbria la crisi economica nazionale e internazionale mette in discussione la nostra coesione sociale in maniera molto forte e il 2011 rappresenterà il momento più pericoloso di questa tendenza.
Come uscire da questa situazione di difficoltà?
Noi come CGIL pensiamo che sia sbagliato e anche inefficace pensare all’introduzione del modello Marchionne nella nostra regione, perché i dati oggettivi che sono squadernati di fronte a noi ci dicono che l’avere salari, stipendi e conseguentemente pensioni più bassi della media nazionale non ci ha impedito di imbarcare in maniera rilevante le conseguenze nefaste della crisi, soprattutto sul versante occupazionale e della distribuzione del reddito.
Quindi, di fronte all’esigenza di rilanciare una forte iniziativa unitaria tra CGIL CISL UIL, vorremmo sottolineare che se questa è senz'altro necessaria, è altrettanto opportuno che l'iniziativa avvenga nella chiarezza delle posizioni.
In questo senso, come CGIL pensiamo che l’uscita dalla crisi nella nostra regione non può avvenire importando un modello basato sulle deroghe e sull’abbassamento dei redditi dei lavoratori.
Occorre invece stimolare il sistema delle imprese a competere sull’innovazione di prodotto e non solo di processo, puntando sulla formazione e sulla ricerca.
Riteniamo inoltre che il sindacato del futuro, anche nella nostra regione, debba coniugare proposta e conflitto.
La proposta è quella di costruire insieme a tutti i soggetti sociali e istituzionali un 'Piano straordinario per il Lavoro', che valorizzi le eccellenze, nel settore manifatturiero e non solo, e che dia una risposta alle emergenze occupazionali delle giovani generazioni.
Inoltre, crediamo che nella nostra regione si debba saldare un legame forte tra nuova qualità dello sviluppo e tutela delle coesione sociale e del welfare. In questo senso proponiamo l’ apertura di un’intensa fase di contrattazione in tutti i posti di lavoro e con gli enti pubblici, per rafforzare un nuovo sistema di relazioni bilaterali, che contrasti l’allargarsi del lavoro nero e del lavoro grigio e il riemergere degli infortuni nei luoghi di lavoro, confermato purtroppo dal tragico incidente mortale avvenuto venerdì a Colfiorito.
In questo quadro, l’Alleanza per lo sviluppo dell’Umbria deve diventare l’Alleanza per lo sviluppo ed il Lavoro.
Ma, cari colleghi di CISL e UIL, oltre a mettere in archivio il modello Marchionne, occorre sapere che un sindacato moderno non può rinunciare al conflitto sociale accanto alla proposta di carattere programmatico.
Un conflitto che è necessario contro le politiche economiche recessive del Governo, che hanno tagliato 200 milioni di euro nella nostra Regione, contro le politiche (dis)educative del ministro Gelmini, che penalizza l’istruzione pubblica, e contro una politica di accumulazione della ricchezza che vede nel nostro Paese il 10% della parte più ricca del Paese detenere il 50% dei redditi e del patrimonio.
Rilanciare i valori dell’eguaglianza e della solidarietà passa anche attraverso la consapevolezza che questi nodi vanno affrontati e non aggirati, ne va del futuro della nostra Regione e delle prospettive dei giovani e del mondo del lavoro.
Su questo auspichiamo che si possa avviare un confronto vero e autentico. Su questo si può riaprire un’iniziativa forte, ampia e veramente autonoma, del movimento sindacale umbro.
Perugia, lì 18 dicembre 2010
Il Segretario Generale
CGIL Umbria
Mario Bravi

Saturday
18/12/10
21:46
Per avere più lavoro e benessere bisogna rendersi conto che ci vuole una politica che aiuti o attragga gli imprenditori.
Nessun imprenditore = nessun operaio.