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ROMA - Omicidio di Chiara Poggi a Garlasco: Alberto Stasi accusato, processato e assolto. Omicidio di Meredith Kercher a Perugia: tre accusati, due processi, quello di Rudy Guede con rito abbreviato e una condanna a 30 anni, e il procedimento nei confronti di Amanda Knox e Raffaele Sollecito, condannati rispettivamente a 26 e 25 anni di carcere. Due grandi eventi tragici di cronaca nera che hanno colpito l'opinione pubblica ma, come per tutti i processi indiziari, sono privi di un aspetto importante, fondamentale: la certezza, l'assoluzione e le condanne sono state emesse senza alcun ragionevole dubbio? "Si puo' essere certi che Alberto Stasi e' innocente mentre Amanda Knox e Raffaele Sollecito sono colpevoli? Io non me la sento di affermarlo - spiega all'Adnkronos Ugo Mazzotta, medico legale e autore di diversi libri gialli nonche' collaboratore alla scrittura della fiction televisiva 'RIS delitti imperfetti' come soggettista e sceneggiatore che tiene a sottolineare di commentare non gli atti processuali veri e propri ma quanto appreso dai quotidiani e telegiornali -. Al contrario, quello che colpisce in entrambe le vicende e' il persistere di troppi dubbi che le sentenze non hanno sciolto, e se una potrebbe aver lasciato libero un assassino, l'altra potrebbe aver condannato a invecchiare in carcere ragazzi innocenti". "Stasi, l'unico imputato per l'omicidio di Chiara, e' stato giudicato innocente - sottolinea Mazzotta - anche se con una formula che richiama quella che un tempo era definita 'insufficienza di prove'. A pesare in questo senso e' stata quasi certamente l'esecuzione di nuove perizie che hanno, se non ribaltato, reso almeno in parte meno definitive le risultanze rispetto a quelle svolte in corso d'indagine". Come il sangue di Chiara sui pedali della bicicletta di Alberto che probabilmente non e' neanche sangue, e ancora il Dna di entrambi ritrovato portasapone di casa Poggi a dimostrazione che Alberto si sarebbe ripulito dal sangue della vittima. "Nessuno, in realta' puo' affermare che non sia stato lasciato in momenti diversi e precedenti al delitto - continua Mazzotta - e anche la mancanza del sangue sulla scarpe di Alberto, ritenuta incompatibile con il suo racconto. Secondo i nuovi periti il sangue secco potrebbe essersi staccato dalle suole oppure lavato via al contatto con l'erba fresca. Anche perche' queste scarpe Alberto le ha continuate ad indossare per 19 ore prima che venissero sequestrate''. Per quanto riguarda l'omicidio di Meredith Kercher, avvenuto nella notte di Halloween del 2007, la vicenda e' diversa: e' stata infatti una giuria popolare a condannare Amanda Knox e Raffaele Sollecito, per l'omicidio della studentessa inglese, anche se le prove non sembrano del tutto inconfutabili. Mazzotta, sostiene che ad esempio il gancio del reggiseno di Meredith sul quale sarebbe stato trovato il dna di Sollecito e' rimasto incustodito per settimane ed esposto a ogni inquinamento sulla scena del crimine. E ancora: il reperto si trovava in un altro punto della stanza diverso da quello in cui era stati inizialmente fotografato. "Questo fatto renderebbe la prova inammissibile in molti tribunali, di sicuro quelli statunitensi - riferisce Mazzotta - e getta un'ombra sulla sua attendibilita'. Chi quindi puo' affermare con certezza che il dna, ammesso che ci sia, non si sia depositato sul gancetto successivamente e magari in seguito al contatto con qualche contaminato? E tra l'altro - ricorda il medico legale - a Sollecito venne permesso di entrare nella stanza di Meredith dopo il ritrovamento del cadavere". E ancora. Il dna della vittima e quello di Amanda sarebbero stati trovati su un coltello di proprieta' di Raffaele, le cui caratteristiche pero' non coincidono col tipo di ferita trovata sul corpo di Meredith (e infatti il perito dell'accusa sembra abbia parlato di ''non incompatibilita''', che e' cosa ben diversa dall'identificazione). In particolare, la ferita al collo della ragazza e' di una lunghezza pari a circa la meta' di quella della lama. ''E' davvero difficile immaginare che l'assassino, - aggiunge Mazzotta - per di piu' in un momento di estrema concitazione, abbia tirato un fendente dosando la sua forza in modo da far penetrare il coltello solo per meta' e non oltre. L'accusa, per spiegare questa circostanza, - prosegue - ha ipotizzato l'esistenza di due coltelli; ma il secondo non e' mai stato trovato e, di fatto, processualmente non 'esiste'. Diro' di piu': quello del secondo coltello e' un espediente che da un punto di vista puramente narrativo sarebbe davvero debole". Condividi