Michelangelo e il rapporto col padre: “i nobili come noi non si danno all’arte”
di Elio Clero Bertoldi
Questo è "Il Tondo Doni", dipinto a tempera su tavola di Michelangelo Buonarroti (1475-1564), eseguito intorno al 1503-1504 e conservato nella Galleria degli Uffizi, Firenze. La cornice è originale e, per gli esperti, è stata disegnata dallo stesso Michelangelo.
Il committente sarebbe stato Agnolo Doni, banchiere, che, secondo il Vasari, l'avrebbe rifiutata in un primo momento, perché gli sembrava troppo pagare i 70 scudi richiesti dall'artista. Michelangelo gliela rimandò di nuovo chiedendo, questa volta, il doppio.
Il rapporto del sommo artista, orfano di madre a sei anni, col denaro - lasciò una rilevante eredità pur vivendo con morigeratezza - viene posto in relazione da studi recenti con la sofferta relazione col padre (con cui avrebbe alternato momenti di odio e di affetto, testimoniato dalla corrispondenza recuperata), il quale riteneva non consono alla nobiltà della casata, che Michelangelo conducesse vita da artista, sebbene fosse il primo dei familiari a sfruttarne i guadagni.
L'opera, bellissima e originale anche per il movimento di Maria e la posizione di Gesù e Giuseppe, sarebbe stata commissionata o per il matrimonio del Doni con Maddalena Strozzi o per il battesimo della figlia Maria.

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