di Fosco Taccini

 

Il 6 luglio uscirà, in tutte le librerie, “L’Uranio di Mussolini”, un thriller mozzafiato ambientato nella Sicilia del ventennio, scritto da Franco Forte e Vincenzo Vizzini. Dopo avere letto quest’opera in anteprima, la cosa migliore, per scoprire alcuni aspetti particolari, è dare spazio alle parole di uno dei due autori.

Fosco - Ciao Franco, parlaci della genesi del libro

Franco: «Tutto è cominciato, come sempre quando si parla di Sicilia, grazie a una profonda suggestione, generata durante un luculliano pasto offertomi dall’amico Vincenzo Vizzini, che vive in una magnifica casa su una collina prospiciente Marina di Ragusa. Quando si è ospiti di qualcuno in Sicilia, bisogna rinunciare alle proprie abitudini e adeguarsi alle tradizioni, che impongono di imbandire il desco per dieci anche se si è solo in quattro. E l’andirivieni di portate, di piatti in porzioni spropositate, di manicaretti e specialità di cui un milanese non ha mai sentito parlare, ti trascina in una sorta di universo fatato in cui tutto ruota attorno al cibo, agli odori e ai sapori della terra, del vento e del mare; in una parola, alla sicilianità che ti circonda. E dunque provate a immaginare: due scrittori, amici e buongustai, appassionati di gialli e autori di romanzi storici... di che cosa potrebbero discutere, mentre galleggiano soddisfatti in questa vaporosa mistificazione della realtà in cui il buon cibo, gli scenari mozzafiato e il calore della gente di Sicilia ti trascinano? Su come sarebbe stato ambientare un giallo in quelle contrade; che cosa sarebbe accaduto se fosse successo in un periodo in cui il cibo aveva ancora il sapore delle antiche ballate e della terra aspra di quella regione; che cosa sarebbe accaduto se un milanese si fosse ritrovato catapultato al fianco di un ragusano per indagare su un caso di omicidio, in un mondo quasi primordiale eppure candido e premuroso nei confronti della sua gente. Da tutte queste chiacchiere e queste risate, annaffiate da marsala, liquore ai fichi d’india e chissà cos’altro, io e Vincenzo abbiamo elaborato l’idea di condensare tutti noi stessi in una storia che facesse di quelle terre, di quei colori e di quei sapori qualcosa di più di un semplice intrigo, di una semplice indagine per omicidio. Così è nato “L’uranio di Mussolini”»

Fosco - Nello scorrere delle pagine emerge un attento studio delle fonti, sia per la ricostruzione dei luoghi che per i vari dettagli. Quale tipologia di fonti è stata privilegiata?

Franco: «Abbiamo letto e studiato molti scritti di quel periodo, documenti ufficiali e cronache dell’epoca, italiana e mondiale, visionato fotografie e filmati straordinari per il loro fascino. Quello che ci ha sorpreso amaramente è stato constatare che sarebbe bastato cambiare qualche nome per ritrovare dinamiche molto simili a quelle attuali. Il che non è molto consolatorio»

Fosco - Tu e Vincenzo come vi siete coordinati per la stesura del romanzo?

Franco: «Il modo migliore per farlo capire è spiegare che in definitiva abbiamo scritto due romanzi, ognuno con un proprio bagaglio culturale e un suo punta di vista. Poi c'è stato un profondo lavoro di omologazione e fluidificazione dei flussi narrativi, per dare al tutto un aspetto coeso e coerente. Un po' come succede ai due protagonisti, che procedono affiancati e intersecati nell'indgine, seppure ciascuno con le sue peculiarità»

Fosco - Quanto degli autori è stato trasferito sui due protagonisti, oltre al nome?

Franco: «Moltissimo. Nella costruzione di Franco Durante e Vincenzo Ibla, i due protagonisti del libro (che guarda caso portano i nostri nomi di battesimo, e sono uno originario del nord, come Franco Forte, e l'altro di Ragusa, come Vincenzo Vizzini) ci sono i racconti dei nostri genitori, la cucina tipica di Sicilia, gli odori, le atmosfere della Ragusa e della Milano del Ventennio, ma anche il carattere spesso contrapposto fra gli isolani come Vincenzo e i continentali come Franco. Oltre ovviamente al rapporto di amicizia che ci ha messo a confronto»

Fosco - Nel romanzo ci sono figure femminili dalla personalità molto interessante, ci vuoi parlare di qualcuna di queste?

Franco: «Le donne sono sempre importanti. Nella vita, e dunque anche nei romanzi, che di scorci di vita raccontano. In questo caso era difficile costruire personaggi femminili tipici della narrativa d'oggi, cioè delle super eroine pronte a tutto e capaci di sovvertire l'ordine delle cose. L'ambientazione che abbiamo scelto (la Ragusa del 1934) non ci lasciava troppi margini di manovra, eppure... crediamo di avere costruito almeno un paio di figure femminili potenti, originali ed "eroiche" a modo loro, che si sono inserite bene nella complessa indagine che i due protagonisti portano avanti in un mondo che - almeno per quello che mi riguarda - doveva essere più simile a Marte che all'Italia che conosciamo oggi»

Fosco - "L'Uranio di Mussolini" è un libro che...

Franco: «... che speriamo possa essere letto e apprezzato, perché contiene molto di noi stessi e vuole raccontare una storia piena di intrighi e di mistero con l'intento di divertire, ma anche, crediamo, capace di lanciare più di un messaggio. Primo fra tutti quello che la Storia dovrebbe insegnarci a guardarci dagli errori del passato. Soprattutto da quelli che, per fortuna, non si sono realizzati del tutto, come la terribile ipotesi che Enrico Fermi potesse consegnare a Mussolini la bomba atomica...»

 

L'uranio di Mussolini

Un romanzo di Franco Forte e Vincenzo Vizzini

Omnibus Mondadori

Pag 511 – 20.00 euro

In libreria dal 6 luglio 2021

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