È in libreria la nuova opera di Giuseppe Mattioli ”Il Profumo delle Utopie”- una vita con la politica e la Dolciaria (Perugina) nel cuore. Attraverso il racconto della vita del protagonista, l’autore descrive se stesso, e questo percorso lo porta ad analizzare i fatti dalla fanciullezza, la vita di fabbrica, e poi da pensionato, fino ai nostri giorni.

Quello che si nota subito è la precisa descrizione della realtà sociale, produttiva, politica di una grande fabbrica, allora in continua espansione: un mondo oggi completamente scomparso..
Interessanti appaiono le forti motivazioni politiche che furono alla base della sua adesione al Partito Comunista Italiano: l’unico in quel tempo, a farsi carico dei problemi e dei bisogni della classe operaia. Poi vi furono le delusioni politiche, inevitabili, dopo lo scioglimento giusto, ma effettuato in modo del tutto
impreparato, fino all’esperienza, per lui negativa, del Partito Democratico. Si riscontra, inoltre, un’adesione al sindacato, alla CGIL in particolare, che andava oltre la pura convenienza economica o politica, ma era piena condivisione del suo ruolo insostituibile: momento non solo rivendicativo, ma anche trainante e, per certi aspetti, decisivo per lo sviluppo della stessa azienda.

Rivivere, attraverso il racconto di Giuseppe, gli anni della contestazione, ma anche quelli della rivendicazione dei diritti sia per i lavoratori in fabbrica sia quelli per i cittadini del nostro paese, sembra una realtà non reale, ma immaginaria, tanto è lontana dal nostro attuale modo di pensare. Le esperienze dei Consigli di Fabbrica, delle assemblee, dei referendum, la preparazione collettiva delle piattaforme rivendicative, i momenti di lotta anche dura, oggi molto diverse. Ma nei giovani di allora, pieni di sogni e passioni, significavano non solo l’attuazione della Costituzione, ma l’affermarsi, in modo concreto e produttivo, della democrazia reale anche in fabbrica.

Poi ci sono le utopie, i sogni, i miti di quella generazione che hanno scaldato e spinto in avanti i cuori di milioni di giovani, fino alla caduta di molte speranze e illusioni. In fondo il protagonista è, ancora, un sognatore, perché intravede, pur in questo momento tempestoso e complicato della globalizzazione attuale, nel trionfo del qualunquismo, nell’affermarsi di movimenti populisti, antisociali e reazionari, la possibilità di uscirne, se i lavoratori e i giovani si scrollano, però, dalle spalle la sudditanza alle multinazionali, produttive e informative, e ricominciano a pensare in modo solidale e in grande.

Fosco Taccini

Condividi