di Daniele Bovi
E ora, dopo che gli ultimi fuochi della campagna elettorale (almeno quelli pubblici) si spengeranno questa sera a mezzanotte per il consueto silenzio pre-elettorale? "Ora - risponde Boccali - me ne sto due giorni con la mia famiglia, devo recuperare". Tira le somme e sgrana i numeri del suo rosario elettorale Wladimiro Boccali, 38enne candidato del centrosinistra per la carica di sindaco di Perugia. Lo fa nel suo fortino di via dei Cartolari, nel cuore della città, al termine di una campagna, di sinistra come di destra, che molti definiscono "strana", altri "surreale" per il clima che si respira in città. Un clima, appunto, non da campagna elettorale. Il corpaccione della città sembra distante. L'impegno profuso, comunque, da una parte e dall'altra è stato massimo. La parola passa ora alla cruda realtà dei numeri.
In attesa di quelli delle urne, Boccali sgrana i suoi: duecento appuntamenti in novanta giorni, 6mila persone incontrate, 10mila giovani che hanno partecipato alle feste Arci, sette faccia a faccia, diciotto i mercati battuti metro per metro e così via. "Negli ultimi tre mesi - ha detto Boccali - ho parlato in maniera trasversale a tutta la città e sono emersi prevalentemente tre temi sui quali la comunità chiede risposte concrete e rapide: la crisi economica che pretende interventi a favore di lavoratori, professionisti, piccole e medie imprese, terziario e parti sociali; i nuovi bisogni sociali da parte di cittadini e famiglie che chiedono sostegno al lavoro assistenziale; più sicurezza in centro storico, nei centri storici minori, nei quartieri e nelle periferie".
La coalizione che lo sostiene - dice lui- è nuova e più larga, capace di interpretare quei bisogni: "Tutta la campagna elettorale - ha precisato - è stata incentrata su un progetto di innovazione e di apertura a una nuova fase per Perugia costruito sulla base di idee serie e concrete elaborate al termine di un lungo e attento processo di concertazione con le sei liste della coalizione. Il mio programma di governo è il frutto di un’esperienza politica e amministrativa e di un rapporto fitto e costante con la città 'reale', fatto di dialogo e di ascolto dei cittadini e di cura, oltre che delle grandi questioni organizzative, dei piccoli dettagli e dei piccoli bisogni della gente".
Alla fine c'è spazio per le sensazioni sull'aria che tira. Ce la fa oppure no il 38enne assessore a piazzare il colpo al primo turno? "La sensazione è che ce la possiamo fare, anche se il ballottaggio non lo vedo come una sconfitta. C'è un clima positivo che è cresciuto in città nei nostri confronti. Tutte le iniziative sono andate benissimo. Comunque sia si chiude un ciclo politico e amministrativo che non cassa niente ma che ha più futuro che passato alle spalle". Il riferimento, non certo velato, è a lui e a tutti quei democrats under 40 che nel partito si danno un gran da fare. Andrea Cernicchi, giovane assessore alla Cultura, dal fondo della sala guarda e annuisce. Sarà pure vero che non si cassa niente, ma l'era Locchi sembra ormai consegnata alla storia.
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