A tre giorni dal voto è ormai chiarissimo quali sono le poste in gioco di questa campagna elettorale. Non è vero che essa è stata brutta e tipo "Novella 2000"; questo è avvenuto semmai nel circuito mediatico e televisivo, ma la politica nel Paese sempre più è un'altra cosa, e per fortuna è molto migliore.
1. Il primo obiettivo è di sconfiggere la pretesa di Berlusconi di trasformare queste elezioni in un plebiscito a suo favore, sicché tutti dovrebbero scrivere sulla scheda il suo nome "con bella calligrafia", come per una suprema prova di fedeltà a colui che pretende di incarnare la nazione. Se questo dovesse avvenire significherebbe che qualunque cosa faccia Berlusconi, qualunque sia la sua politica, la sua moralità pubblica, l'uso che egli fa delle persone, l'intrinseca forza corruttrice del suo danaro, il discredito che riesce a guadagnare all'Italia, egli potrebbe vantare una sorta di insindacabilità. E all'estero, dove non si va tanto per il sottile nel giudicarci, potrebbe rafforzarsi l'idea che in Italia si sta passando da una Repubblica democratica a una monarchia libertina (per riprendere una parola usata dal pur compassatismo Times , che a memoria d'uomo è ispirato dalla City, non da quei cattivi di comunisti italiani). Sulla scheda è bene quindi scrivere altri nomi.
2. Il secondo obiettivo è di portare la sinistra italiana in Europa, ristabilendo il pluralismo politico oggi negato. E' attraverso l'Europa che essa deve fare il suo rientro nelle istituzioni parlamentari, da cui fu espulsa nel Paese grazie all'effetto congiunto di una legge elettorale perversa e delle scelte politiche sconsiderate dei vecchi alleati del centrosinistra. Se questa esclusione dovesse replicarsi anche nelle elezioni europee, per il combinato disposto dello sbarramento elettorale deciso dai due maggiori partiti e della separazione precipitosa di "Sinistra e libertà" messasi al seguito di altre chimere, si potrebbe cominciare a pensare a un preciso disegno.
Ma ciò vorrebbe dire che l'intera tradizione del movimento operaio e delle culture progressiste italiane, così rilevanti in passato da dare luogo a quello che fu chiamato "il caso italiano", scomparirebbe dall'Europa; e questa sarebbe autorizzata a pensare che in Italia sta venendo il fascismo. In effetti l'emergenza democratica si farebbe drammatica. Perciò, bisogna superare la "soglia".
3. Il terzo obiettivo è di portare in Europa una forte dialettica nei confronti delle ideologie liberistiche e delle politiche economiche che vi sono egemoni. Berlusconi dice che «per la crisi finanziaria non è mai morto nessuno». Non sa, l'allegro statista, che l'irresponsabile gestione dell'economia ha gettato nell'infelicità, nella miseria e nella fame popolazioni intere, e che il costo di queste politiche e delle relative crisi è stato di milioni di morti. Oggi è tempo di riportare l'economia nello spazio delle responsabilità pubbliche e delle decisioni collettive. Vorrà pure dire qualcosa che Obama, per salvare il sistema, l'industria e il lavoro in America, scopra l'Iri, le Partecipazioni Statali, il ruolo del capitale pubblico e ancora di più delle finalità pubbliche nell'economia di mercato.
In Europa bisogna cominciare con il portare il lavoro fuori dall'occhio del ciclone della crisi, e intorno ad esso - non più ridotto a merce o contabilizzato solo come "costo di produzione" - ricostruire l'economia, la società e la vita. E' in questa direzione che va l'idea di uno "Statuto europeo del lavoro", che è una delle proposte di Rifondazione su cui aggregare da Bruxelles un ampio consenso.
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