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L'AQUILA - I residenti del centro storico sono tornati di nuovo in piazza e con loro il presidente della provincia e molti sindaci, compreso quello del capoluogo, che chiedono modifiche al decreto sulla ricostruzione. Per far meglio comprendere ai nostri lettori il reale stato della situazione, abbiamo ritenuto utile riportare integralmente il seguente articolo di fondo pubblicato dal quotidiano d'Abruzzo "Il Centro": Le verità taciute sul centro storico di Luigi Vicinanza Sono i giorni dello scontento. I più duri da affrontare. Alle spalle lutti e macerie. Uniche tragiche certezze. E il futuro? Vago, confuso, fin troppo carico di dubbi al di là dell'ottimismo di Stato. Venerdì e ieri le prime manifestazioni di piazza. Attenti a non scambiare la dignità e la compostezza dei terremotati per rassegnazione. Il malessere serpeggia nelle invivibili tendopoli come negli affollati alberghi della costa: prima o poi c'è il rischio che esploda in modo incontrollabile. Oggettivamente i problemi sono tanti ed alcuni inediti nella storia recente dei disastri sismici in Italia. Cito solo due questioni: è la prima volta, dal 1908 col terremoto di Reggio Calabria e Messina, che viene distrutta un'intera città capoluogo di Regione ricca di monumenti e opere d'arte come L'Aquila, con una popolazione urbana che supera i 70mila abitanti; ancora, è la prima volta in epoca recente che si decide di far restare gli sfollati nella promiscuità delle tende per un periodo così lungo senza ricorrere a soluzioni provvisorie come roulotte, container, prefabbricati in legno. Già queste due constatazioni ci danno la dimensione del problema. Come è la prima volta che un presidente del Consiglio propone ai terremotati di svagarsi con una crociera: con o senza veline, non si sa. Inoltre, il centro storico dell'Aquila, la zona rossa, in che condizioni si trova? Ieri i cittadini che hanno forzato il blocco hanno visto con i loro occhi un disastro. Immagini che hanno aumentato l'incertezza sul futuro prossimo di tante famiglie. Do atto alla Protezione civile (il cui impegno quotidiano è encomiabile) di aver prontamente risposto, per quel che è di sua competenza, alle domande rivolte due domeniche fa da questo giornale su una serie di questioni. Resta un punto che è squisitamente di indirizzo politico: con quali risorse si pensa di poter ricostruire tale e quale la parte antica della città, quella composta da una stratificazione di epoche e stili, dal Medio Evo al primo Novecento, che fa dell'Aquila la irripetibile e bellissima capitale dell'Appennino? Condividi