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Il problema della sicurezza dei cittadini va affrontato e non ci sono margini per speculare né statistiche che tengano. Un problema drammatico che deve essere valutato in tutta la sua portata e la sua serietà, e non “cavalcato” per motivi elettorali o per non lasciare campo libero alla Lega e alle destre.   Va ribadito con forza che libertà ed eguaglianza non ci potrebbero essere se non fossero garantite, in primo luogo, la salute e la sicurezza. La città e i quartieri devono diventare luoghi di socialità, di costruzione di relazioni e di legami sociali, che sono gli unici veri presidi per la sicurezza dei cittadini e delle cittadine.  Solo così il tema della sicurezza potrà cessare di essere il cavallo di Troia delle destre che porta al suo interno politiche razziste. I provvedimenti messi in campo dal governo Berlusconi tagliano fondi alle forze dell'ordine e di fatto autorizzano la privatizzazione della sicurezza attraverso le ronde, limitano i diritti dei cittadini immigrati (a partire da quello di essere curati senza essere denunciati), e tendono a rendere ordinario l'utilizzo dei militari nelle città per funzioni di ordine pubblico. Questi sono provvedimenti che giudico gravi, sbagliati e spesso anticostituzionali e che, peraltro, non sortiscono nessun effetto concreto. Per costruire un vero e proprio programma per il rispetto e la dignità delle persone migranti, con particolare attenzione a casa, lavoro, istruzione e formazione, ritengo che siano indispensabili poche iniziative che rivestono però un grande valore, ossia: 1) l'istituzione un osservatorio di genere per l'infanzia e un percorso di formazione di identità sessuata a partire dalle scuole materne (è un bel modo per combattere il bullismo);  2) la formulazione di veri e propri "progetti carcere" per uomini e donne dentro e fuori dal penitenziario, che aiutino a ricostruire identità violate, distorte, umiliate; 3) presidiare la città vuol dire rompere la solitudine, mettere in grado la popolazione di interagire, relazionarsi, partecipare; 4) rispondere alla richiesta di ordine pubblico con l'organizzazione di spazi pubblici nella città, contestuali alla messa in atto nelle scuole di momenti di confronto fra operatori della formazione e utenti (ragazzi, genitori, assistenti sociali): il tutto allo scopo di combattere la violenza maschile sulle donne, anche in famiglia.  Un chiaro e preciso programma di tutela della sicurezza quartiere per quartiere, strada per strada, deve essere elemento imprescindibile del GOVERNO DI PERUGIA. Uffici particolari disponibili ad ogni orario per le richieste di aiuto; assistenti sociali disponibili ad ogni collaborazione con i cittadini e ad ogni attività di formazione e sensibilizzazione; presenza costante, continua e percepibile dell'ente pubblico con funzioni di presidio della sicurezza ed avvertito come sostegno dalla cittadinanza.  Occorre, quindi, ripartire da un'altra idea di città.  Roberto Ciccone Presidente Consiglio Comunale Perugia Condividi