PERUGIA - Rimandare l'eventuale realizzazione del nuovo impianto di trattamento termico dedicato previsto per la Provincia di Perugia e la scelta della sua tipologia solo dopo che la raccolta differenziata ed il riciclaggio abbiano raggiunto soddisfacenti obiettivi di riduzione dei rifiuti residui, è questa la principale proposta che Legambiente Umbria ha presentato in fase di partecipazione del Nuovo Piano Regionale di gestione dei rifiuti.
Una indicazione “fuori dal coro” ma pragmatica, responsabile e realistica che tiene in debito conto il quadro attuale della situazione regionale della gestione dei rifiuti, la gravissima crisi economica e la conseguente necessità di razionalizzare la spesa indicando precise priorità e, non da ultimo, gli alti costi degli impianti di incenerimento.
Una proposta che soprattutto tiene in considera la lunga vita di un nuovo impianto di incenerimento ben più di 20-30 anni) che inevitabilmente condiziona tutte le altre fasi di una corretta gestione integrata ben oltre la durata del nuovo piano (solo 5 anni), per non parlare poi della legittima preoccupazione per la salute che tali impianti ingenerano nella popolazione.
“Condividiamo gli obiettivi generali del piano - commenta Andrea Liberati il segretario regionale di Legambiente Umbria che ha seguito per l’associazione tutto il percorso partecipativo - come la riduzione dei rifiuti, l’incremento della raccolta differenziata con il raggiungimento del 65% a livello regionale, il superamento dello smaltimento in discarica, ma ci saremmo aspettati dall’Umbria un approccio diverso alla gestione dei rifiuti.”
“Quello che non ci piace – continua Liberati - è che il piano regionale si è costruito intorno all’idea di realizzare un nuovo impianto di incenerimento, quando secondo noi non è questa la priorità.”
Occorreva tenere al riparo la raccolta differenziata dalla concorrenza dell’incenerimento e della discarica, scaglionando la realizzazione delle azioni e degli impianti previsti nel Nuovo Piano secondo la gerarchia europea, in modo da concentrare tutte le risorse progettuali ed economiche prioritariamente per ridurre la quota di rifiuto residuo da smaltire, attraverso la prevenzione di produzione di rifiuti alla fonte, attraverso quote rilevanti di raccolta differenziata, e di riciclaggio, e attraverso il trattamento (TMB) a valle della raccolta differenziata per la produzione industriale di compost di qualità (e con produzione di energia, l'unica incentivata dall'Europa) accoppiata a produzione di C.D.R. di qualità che non necessariamente deve essere bruciato in loco ma può essere venduto ad impianti già esistenti, così come per altri utilizzi.
“Per quel che resterebbe non sarebbe necessario un impianto dedicato – conclude il segretario regionale di Legambiente - Concentrare progettualità e danaro sul raggiungimento degli obiettivi di riduzione alla fonte, di riduzione attraverso raccolta differenziata e riciclaggio, rimandando la scelta e la realizzazione degli impianti per lo smaltimento residuale farebbe guadagnare tempo prezioso per valutare assieme ai cittadini le migliori soluzioni disponibili”.
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