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PERUGIA - “Le nostre imprese pagano un prezzo sempre più alto per la crisi del credito: sale, infatti, l’onere finanziario per le aziende derivante dal mancato adeguamento dei tassi di mercato applicati dalle banche a quelli di riferimento Bce”. Così Stelvio Gauzzi, segretario di Confartigianato Imprese Perugia, che precisa come l’allarme venga da un’analisi dell’Ufficio studi di Confartigianato Nazionale, che ha calcolato l’impatto della crisi del credito sul sistema imprenditoriale. “A luglio 2007, prima dell'inizio della crisi dei mutui subprime - continua il segretario Gauzzi -, il tasso di riferimento fissato dalla Banca Centrale Europea era pari al 4% e nel contempo i tassi sui prestiti alle imprese si attestavano al 5,60%. In piena crisi, a febbraio 2009, una decisa politica monetaria espansiva porta il tasso di riferimento BCE al 2,0%. Ma i tassi sui prestiti alle imprese applicati dalle banche non si allineano al ribasso, mantenendosi al 4,83%. Praticamente, ad una riduzione del 2,25% dei tassi Bce corrisponde una diminuzione dello 0,77% del tassi pagati dalle imprese alle banche. Risultato: il mancato adeguamento dei tassi di mercato a quelli di riferimento BCE costa alle imprese in termini di maggiori oneri finanziari”. I tassi sui prestiti pagati dalle imprese italiane, secondo i dati di Confartigianato, sono più alti rispetto a quelli degli altri principali Paesi europei: il gap è di 70 punti base (cioè pari allo 0,7%) rispetto alla Spagna, di 82 punti base rispetto alla Germania, e addirittura di 134 punti base rispetto alla Francia. “Confartigianato Nazionale – prosegue Stelvio Gauzzi - ha analizzato l’impatto della crisi del credito sulle imprese italiane a livello territoriale, considerando i tassi di interesse regionali e l’importo degli impieghi alle imprese. Nella nostra regione, dove sono presenti 95.162 aziende, la crisi del credito sta costando alle imprese 184 milioni di euro (149,1 per la provincia di Perugia e 34,9 per quella di Terni), ovvero 1.934 euro ognuna”. Confartigianato fa rilevare “che, oltre al mancato aggancio del ribasso dei tassi Bce, i tassi pagati dalle imprese non hanno assecondato nemmeno il raffreddamento del mercato interbancario: tra ottobre 2008 e febbraio 2009 il divario (spread) tra i tassi sui prestiti pagati dalle imprese e l’Euribor a tre mesi (il tasso di riferimento dei prestiti sul mercato interbancario) è più che raddoppiato, passando da 1,33 punti a 2,89 punti. Oltre all’aumento del costo del denaro, sono peggiorate le condizioni di accesso al credito: a febbraio 2009 torna a salire la quota di imprese manifatturiere (40,2%) che registrano maggiori difficoltà, più accentuate per esportatori e produttori di beni intermedi. Inoltre, sempre a febbraio 2009, l’8,0% delle imprese manifatturiere ha richiesto e non ottenuto negli ultimi mesi un finanziamento. Per il mancato ottenimento del finanziamento cresce notevolmente il rifiuto da parte della banca, pari al 6,6%. Il fenomeno è più marcato (6,9%) per le piccole imprese. Rimane costante, pari all’1,4%, la quota di imprese che rifiutano le nuove condizioni maggiormente onerose”. “Confartigianato - conclude Gauzzi - fa rilevare che, mentre i tassi di interesse nominali non hanno tenuto contro del calo dei tassi della Banca Centrale Europea, i listini prezzi delle imprese mostrano un significativo ribasso: ad inizio anno in 3 settori su 13 del comparto manifatturiero i prezzi alla produzione sono cresciuti meno dell'inflazione e 8 settori presentano addirittura segnali deflazionistici, con prezzi più bassi rispetto all’anno precedente”. Condividi