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PERUGIA - Negli ultimi tempi si è registrata una significativa flessione del cosiddetto “gambero killer” nel Trasimeno, tanto da obbligare le cooperative di pescatori ad acquistare quantitativi di tali gamberi presso il lago di Massaciuccoli in Toscana, per soddisfare la forte richiesta di tale prodotto da parte del mercato. Per l’assessorato provinciale alla programmazione faunistica, non esiste un “pericolo gambero killer” al lago, come invece lascia intuire una interrogazione del gruppo di An. In essa si sostiene che “il delicatissimo ecosistema del lago Trasimeno rischia di entrare in crisi a causa della presenza di un gambero particolarmente prolifico”. Si tratta, come specificato in Consiglio provinciale, del gambero rosso della Luisiana o di palude (Procambarus clarkii), un crostaceo d’acqua dolce proveniente dagli Stati Uniti del sud, che vive abitualmente in acque stagnati calde e ricche di vegetazione. Si caratterizza per una grande robustezza ed adattabilità a condizioni ambientali anche molto sfavorevoli, ma anche per una buona qualità delle sue carni. L’alimentazione è in realtà prevalentemente vegetariana anche se, essendo onnivoro, si nutre anche di invertebrati acquatici e di qualsiasi altra sostanza di origine animale trovi nel suo ambiente. La presenza dei pesci nella sua dieta, che gli ha fatto guadagnare l’epiteto di “Killer”, a detta degli esperti, deriva probabilmente da una errata osservazione dei pescatori. Se infatti questi gamberi rimangono intrappolati in una nassa con dei pesci o comunque riescono a raggiungerli mentre sono immobilizzati, è facile che questi ultimi vengano attaccati e divorati, come del resto accade anche in mare per opera di qualsiasi altra specie di gambero o granchio. In natura è invece improbabile che possano catturare e mangiare pesci che non siano già morti o perlomeno malati. Al Trasimeno non è stata mai effettuata alcuna immissione volontaria. Comparso ugualmente in tempi recenti, questo gambero è attualmente abbondante in quelle zone del lago che offrono un habitat idoneo e cioè ricco di vegetazione acquatica. La sua presenza, visto il buon accoglimento dello stesso da parte dei consumatori, lo ha fatto diventare una interessante fonte di reddito aggiuntivo per i pescatori professionali sul Trasimeno. “Al momento – hanno spiegato dall’assessorato - non sono documentate interferenze negative con la fauna ittica del lago e quindi non si prevedono interventi di contenimento, oltre al prelievo costante effettuato dai pescatori di professione”. Dall’assessorato hanno quindi tenuto a specificare che “la lamentata carenza di pesce nel lago non è reale: esiste in realtà una abbondante comunità ittica purtroppo però in gran parte costituita da una specie poco commerciabile, il carassio, che essendo competitore di altre specie più pregiate, ne ha causato il declino. Si stanno comunque delineando interessanti opportunità di utilizzo di tale specie a fini alimentari grazie anche a studi promossi dalla provincia ed effettuati dall’Università di Perugia, che ne hanno dimostrato le interessanti qualità nutrizionali”. Il gruppo di An, nel prendere atto delle informazioni ricevute, ha dichiarato di continuare a vigilare sulla problematica. Condividi