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di Marco Casavecchia Premettiamo, a scanso di equivoci, che quanto stiamo per affermare non deve, in alcun modo, suonare come una difesa d’ufficio del Perugia, né costituire un’attenuante o, peggio, una giustificazione al pessimo campionato del Grifo. Ci preme sottolineare due aspetti della vicenda che ha visto la squadra della nostra città, subire l’ennesimo “trattamento” sui generis, in quel di Foggia. Era accaduto anche a Taranto, ma in quel caso, la critica, i tifosi e gli opinionisti, hanno rimarcato più la dabbenaggine dei giocatori, rei di aver preso un gol evitabilissimo e di essere caduti nelle provocazioni dei giocatori avversari. Ora però, visto che le espulsioni dei giocatori per proteste o per falli di reazione, sempre deprecabili, rimediate anche a causa di ammonizioni discutibili, ricevute a raffica e quasi sempre successive a torti subiti, ci viene il dubbio che qualcosa non vada. Un politico della Prima Repubblica e Presidente del Consiglio, in più di una Legislatura, ama ripetere tuttora che: - A pensar male si fa peccato, ma ci si prende quasi sempre -. Ebbene vogliamo peccare anche noi. Dopo un primo tempo arbitrato dignitosamente, il Bergher-Moreno, pensiamo abbia subito tali e tante “pressioni” negli spogliatoi foggiani, da essere indotto, novello Don Abbondio, a due clamorosi “gesti di coraggio”, assegnando due rigori inesistenti al Foggia. Il parapiglia finale, scaturito anche da colpi proibiti indirizzati ai giocatori in campo (Boldrini e Ferrari colpiti da ben tre energumeni rossoneri) e addetti dell’AC Perugia 1905 nella zona antistante agli spogliatoi, anche da gente che non aveva titolo per stare lì, senza che l’arbitro o i suoi collaboratori, siano intervenuti, ci fa pensare che il clima creatosi nel dopo partita fosse veramente rovente e che lo stesso direttore di gara, ed i suoi collaboratori di Barletta (Puglia) abbiano preferito girarsi per non vedere tutto quanto stesse accadendo. Ne è la prova l’assurda, quanto ridicola, motivazione con la quale il Giudice sportivo ha inflitto al Foggia “solo” 7500 € di multa. Si parla di colpi proibiti, di indebita presenza di persone non autorizzate nelle aree riservate ai tesserati, di insistenti proteste nei confronti delle decisioni arbitrali (sic!), di comportamenti che sono stati la causa della rissa generatasi successivamente. Il Perugia se l’è cavata con una giornata a Cutolo e con Pagliari “graziato”. Qualcuno si è messo una mano sulla coscienza? Il nostro dubbio circa che ci sia qualcosa di poco chiaro, in tutta questa faccenda, pertanto non ci sembra infondato. Il Presidente Covarelli, in una recente intervista rilasciata ad un’emittente regionale, ha parlato di “trascorsi” non idilliaci con il rag. Macalli, presidente della “rinnovata” serie C, ora Lega Pro, il quale, prendendo una topica enorme lo aveva denunciato perché ritenuto proprietario di due società calcistiche. Figuraccia del rag. Macalli e rapporti ancor più tesi. Dopo aver visto disputare partite su campi impossibili, irregolari se non pericolosi per l’incolumità dei giocatori, dopo aver assistito all’ingresso di cani in qualche campo del Sud, dopo aver saputo di tifosi travestiti da steward comportarsi in modo vergognoso, dopo aver constatato che non si è fatto nulla per controllare la regolarità delle iscrizioni al campionato di alcune società, ci viene spontanea una riflessione: è la solita Italietta dei furbetti di quartiere? Chi non rispetta le regole non viene punito, ma anzi, premiato. La società foggiana avrebbe dovuto subire sanzioni ben più pesanti, invece se l’è cavata con un’ammenda. In altri campi del sud, i tunnel che portano al campo di calcio, spesso, sono teatro di minacce o pressioni sotto forma di schiaffi, spintoni, o aggressioni verbali. E tutto va bene. Complimenti rag. Macalli, siamo sempre più impressionati dalla regolarità dello svolgimento del campionato, che Lei riesce a garantire. Un’ultima considerazione circa gli errori grammaticali commessi nella motivazione. Lega di serie C, presidente di serie C, campi di serie C, grammatica di serie C! Condividi