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ROMA - La provincia dell'Aquila è stata interessata da circa due mesi da un'attività sismica, anche se non si erano segnalati danni né a persone, né a cose, fino ai primi di aprile quando il comune capoluogo aveva annunciato la richiesta del riconoscimento dello stato di emergenza. Fra le ultime scosse quella del 12 marzo, quando in tarda serata si è registrata una scossa di magnitudo 2,9 con epicentro nella zona dell'Aquila, Pizzoli e Villagrande. Altra scossa il 17 marzo, questa volta di magnitudo 3,6 con epicentro: Sulmona, Campo di Giove, Pettorano sul Gizio e Canziano. Una delle scosse di terremoto più forti è stata registrata il 30 marzo sempre in provincia de L'Aquila con magnitudo di 4,0 gradi, ad una profondità di 10,7 km. Le località prossime all'epicentro, sempre i comuni di Pizzoli, Collimento e L'Aquila. Intanto si è appreso che un tecnico che lavora presso il Laboratorio del Gran Sasso era stato denuncisto per procurato allarme visto che aveva cercato di avvertire del pericolo. Va poi detto che lo sciame sismico non accenna a dimuinuire. L'ultima scossa di forte intendìsità si è avvertita attorno alle 9,30 di questa mattina, con un forte boato ed ulteriori crolli che hanno interessato la già colpita casa dello studente sotto le cui macerie si dice che siano ancora sepolti 7 ragazzi. E lo sciame sismico non si era fermato, con scosse anche nei giorni successivi, tanto da aver fatto chiudere alcune scuole nel capoluogo e dichiarati inagibili alcuni appartamenti. Condividi